blocco lavori edificio ai piedi della ringhiera città vecchia
FERMIAMO LO SCEMPIO Giù ALLA RINGHIERA!
Una vera vergogna. Taranto è capace di tutto.
Primo tempo:
da alcuni che si autodefiniscono filo-delfini in assoluto viene decisa la costruzione di un ospedale che li accolga (non possiamo non concordare).
Dove mettere l’Ospedale dei delfini a Taranto se non ai piedi di Città vecchia, dove comincia il baluardo della muraglia che da cent’anni rappresenta la vista mare del nostro centro storico, che alla parte opposta (il lungomare “vecchio” della”Ringhiera”) si conclude con lo splendido Castello Aragonese?
Ovviamente c’è la comune e pacifica accezione di Città vecchia come luogo da preservare e salvaguardare integralmente. Ma a Taranto salvaguardia e rispetto sono spesso intese come offesa e distruzione. Poteva essere diversamente questa volta? Nemmeno un cenno - poi - al basamento di cemento messo direttamente sul mare. Come fosse tutta cosa loro!
Secondo tempo:
qualcosa va male. I delfini possono non arrivare vivi a Taranto, e i soldi europei per la cosa (700 mila euro) potrebbero non arrivare.
Semplice: i salvatori filo-delfini in assoluto li lasciano alla loro sorte: che crepino. Si trasformano d’incanto in salvatori di tartarughe marine. Ecco fatto, l’importante è che il cemento cammini, l’ospedale salva-mi-qualche-animale-marino nasca e torni il cemento in Città vecchia per coprire il bastione. E il bravo e riqualificante Comune dà loro il permesso: via al cemento! La verità non è delfini non delfini: è, come sempre, il permesso (in una zona dove non si dovrebbe e potrebbe) di cementificare. E cosa meglio che farlo con il permesso di un assessorato preposto nientemeno che alla “Riqualificazione della Città vecchia”? e quando i riqualificanti scoprono che il porto è rumoroso e il rumore fa male ai delfini, via alla soluzione. Salvate, è meglio, le tartarughe!
Conclusione del film:
Alle anime pie filo-delfini-tartarughe si aggiungono una folla di “tecnici”. Ognuno per la propria parte dà parere positivo; nessun tecnico però si accorge che ha anche la tessera di cittadino e che si sta parlando di Taranto vecchia e del dovere di rispettarla.
Manco a parlarne. Anzi sì, ne parla il sovrintendente ai monumenti che prescrive il tipo di materiale da mettere all’esterno per salvare il tono e il colore affinché si confonda con la muraglia della
“Ringhiera”: Mussolini al paragone, con le sue prescrizione di regime, per Taranto vecchia e per le nuove facciate alle antiche chiese, nel Ventennio, è sì e no un manovale-apprendista.
Si scatenano tutti: l’ordine dei medici Veterinari dell’Università di Bari; il Cnr, le Asl competenti del ramo e via tenicizzando. Meraviglioso! La commissione europea ha dato via libera! Ah!!! L’Europa, che delizia, che civiltà.
Ma l’Europa serve solo quando dobbiamo difendere le nostre provincialate. Nessuno invece si ricorda che in Europa (vedi Olanda) da oltre settant’anni, quando si tratta di questa roba qui, il Comune costruisce un oggetto in materiale precario, con la stessa planimetria, e attende che i cittadini si esprimano. Li interpella nei fatti. Prima.
Ci riempiamo la bocca da un po’ di tempo a questa parte di Europa, pur di fa passare le peggiori nefandezze.
Allora, caro Sindaco, si blocchino subito i lavori e si fermi il progetto. Ci si dia da fare per restaurare la marina di Via Garibaldi, che cade a pezzi, prendendo semmai zone e restituendole restaurate alle famiglie bisognose di case, specie di pescatori. E sto benedetto ospedale piscatorio faccia parte di un luogo restaurato o riutilizzato, e non di una riqualificazione come sinonimo di distruzione.
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