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OPPOSIZIONE AL NUCLEARE CIVILE E MILITARE IN VISTA DI G20 E COP26: INSERIAMO IL DISARMO NEGLI ACCORDI DI PARIGI SUL CLIMA
2021-10-21 03:15:16Siamo alla vigilia del G20 di Roma (30-31 ottobre 2021), e della COP26 di Glasgow (31 ottobre-12 novembre 2021). Quanto proponevamo, questo giugno 2021, a dieci anni dal voto del 2011, nella petizione per rispettare il referendum vinto dopo Fukushima, diventa attuale e urgente, soprattutto per quanto riguarda quella che avevamo definito la direttrice due, relativa agli impegni internazionali.
E' arrivato, in particolare, il momento che il governo Draghi in sede europea, al limite ricorrendo al potere di veto, rigetti il tentativo dei Paesi, guidati dalla Francia, di fare accettare - nella tassonomia europea - il nucleare come energia indispensabile per la transizione energetica al modello rinnovabile, ritenuto universalmente sbocco finale necessario e inevitabile. Bisognerebbe invece che il nostro esecutivo si schierasse con la Germania, che ha deciso di chiudere le sue centrali atomiche entro il 2022.
L'elenco dei sostenitori sfacciati della opzione nucleare include anche Bulgaria, Croazia, Cechia, Finlandia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia: i ministri dell'economia hanno firmato un comunicato congiunto apparso l'11 ottobre sui principali organi di stampa europei.
(Per la notizia si vada su: https://www.euractiv.com/section/energy-environment/news/10-eu-countries-back-nuclear-power-in-eu-green-finance-taxonomy/)
La Commissione UE deve allora smettere di rinviare la scelta oltre la proroga già fissata per novembre, recependo le sollecitazioni da parte ONU e le pressioni dei movimenti di base che "ascoltano la scienza".
L’allarme sulla emergenza climatica, ribadito dal sesto rapporto IPCC dell’ONU, è ormai inequivocabile: bisogna agire urgentemente ed in modo radicale per bloccare l’innalzamento della temperatura della terra entro un grado e mezzo, mentre il rischio è che si arrivi addirittura ai tre gradi e mezzo.
10 paesi europei, con naturalmente lo Stato atomico francese alla guida, invece propongono un trucco retorico per assimilare il nucleare alle energie rinnovabili, onde evitare di prendere impegni per ridurre effettivamente al loro interno l’uso dei combustibili fossili rispettando così gli obiettivi, evidentemente traumatici per il vecchio modello centralizzato e militarizzato, dell’accordo di Parigi.
Dare una mano di vernice verde al nucleare non ha alcuna solida base fattuale (il presunto risparmio di CO2, è tutto sommato contenuto ed ampiamente contrappesato dal micidiale inquinamento radioattivo) ed è sicuramente contro gli impegni presi dalla comunità internazionale per il clima. Se l’Unione Europea dovesse accettare la pretesa della Francia e degli altri paesi, al di là della propaganda, avremmo i seguenti, inaccettabili, effetti pratici: i fondi del Next Generation EU finanzierebbero l’industria di stato francese (Areva); la vita dei vecchi reattori russi (VVER) siti in R. Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria, sarebbe pericolosamente prolungata oltre i 40 anni ; sarebbe finanziata l’installazione in Polonia di centrali EPR francese e ABWR americana; il tutto andrebbe a foraggiare le enormi spese necessarie per lo smantellamento del sovra dimensionato nucleare civile francese che, altrimenti, ricadrebbero sui contribuenti nazionali.
Non ci sfugge, cosa però non evidente per gli stessi movimenti ecologisti, che il nucleare civile è base necessaria per un armamento atomico, come è evidente nel caso della “force de frappe” francese. Occorre impedire che parte dei finanziamenti europei per le energie rinnovabili finisca per sostenere una scelta strategico-militare,a conti fatti, al di fuori dei veri interessi europei e ancora di più degli obiettivi del Next Generation EU.
La COP26 di Glasgow non è affatto estranea a questa problematica perchè anche per questa occasione, cruciale per la diplomazia internazionale, dobbiamo registrare un forte assalto della lobby nucleare per riprendersi spazi che l'accordo di Parigi del 2015 aveva non scontatamente chiuso.
Un elemento in questo senso significativo è ad esempio l'intervento a gamba tesa dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA, in inglese AIEA) che lancia una sua nuova pubblicazione appositamente destinata alla Conferenza ONU sul clima.
L'aspetto preoccupante dell'iniziativa è che essa è esplicitamente supportata da dichiarazioni ufficiali favorevoli di governi del calibro di USA, Cina, Russia, Francia, UK (guarda caso i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, tutti potenze atomiche militari), con il concorso di Giappone, Canada, Finlandia e Polonia.
Il rapporto "Nuclear Energy for a Net Zero World" è il tentativo dell'AIEA di sostenere gli investimenti e la politica che spaccerebbero il nucleare come contributo all'energia pulita globale.
Il rapporto in primo luogo sottolinea il contributo dell'energia nucleare fino ad oggi, prima di approfondire il modo in cui il nucleare può sostituire i combustibili fossili, e in particolare il carbone, per la produzione di energia e per il riscaldamento. Un capitolo è incentrato sulla capacità dell'energia nucleare di supportare ulteriori risultati grazie alle rinnovabili in rapida crescita come l'eolico e il solare e su come possono lavorare insieme per aggiungere idrogeno come combustibile liquido pulito.
E' la tesi che per l'appunto respingiamo con la dichiarazione che proclama come "innaturale" l'alleanza nucleare-rinnovabili, sotto riportata e sottoscritta da Alex Zanotelli, Moni Ovadia, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Luigi Mosca, Antonia Sani, Ennio Cabiddu, Patrizia Sterpetti.
La relazione, ancora, incoraggia gli investimenti pubblici e privati nell'energia nucleare. L'AIEA fa appello ai responsabili delle politiche affinché rilancino gli investimenti pubblici e il sostegno agli investimenti privati nell'energia nucleare, comprese le estensioni a vita, come parte e insieme ai "Green Deals" e ai pacchetti di recupero. Devono adottare quadri ESG (ambientali, sociali e di governance) "tecnologicamente neutri" per gli investimenti a basse emissioni di carbonio e garantire che la politica sia coerente, abbracciando quadri normativi, progettazione del mercato, pianificazione delle infrastrutture e incentivi fiscali come le tassonomie.
A proposito della Tassonomia dell'Ue, in attesa di chiarimenti sull'inclusione del nucleare, vediamo affermato nel rapporto: "Il nucleare ha caratteristiche ambientalmente neutre. Speriamo che questo venga preso in considerazione. In questa situazione, ciò che è fondamentale è che le posizioni assunte siano raggiunte sulla base di una solida analisi scientifica."
Non viene, infine, dimenticata l'importanza fondamentale, dal punto di vista degli estensori, di mantenere in funzione l'attuale parco nucleare. L'AIEA ha dichiarato che l'estensione del funzionamento delle centrali nucleari da 40 a 60 anni manterrebbe 95 GWe di generazione a basse emissioni di carbonio entro il 2025 e altri 90 GWe entro il 2030.
Il costo dell'investimento è stato fissato a 650 USD per kW per progetti di estensione in gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti e addirittura creerebbe fino a 370.000 posti di lavoro in un decennio.
"L'investimento nell'energia nucleare è tra le azioni più efficaci per una ripresa economica sostenibile post-COVID, così come la transizione verso un sistema energetico a zero emissioni nette resiliente", troviamo scritto nel rapporto AIEA.
(Per leggere il rapporto IAEA andare al link: https://www.iaea.org/resources/brochure/nuclear-energy-for-a-net-zero-world)
Per la COP di Glasgow ci stiamo organizzando, come ecopacifisti, in particolare Disarmisti esigenti, WILPF e partners, in direzione esattamente opposta: pensiamo sia necessario, se si ha a cuore una conversione energetica ed ecologica che faccia sul serio la pace tra la società umana e la natura - salvando oltretutto la specie umana dal pericolo di un collasso di civiltà se non addirittura dell'estinzione - non solo sbarrare la porta al nucleare sia civile che militare, ma più chiaramente e radicalmente inserire in modo ufficiale il disarmo nel testo degli accordi di Parigi sul clima.
Le attività militari e belliche hanno un impatto ambientale e climatico - valutabile intorno al 20 per cento delle emissioni globali - che non può essere ignorato e che esige il "taglio" parallelo delle spese militari e delle produzioni di armi, nonché la cessazione dei conflitti armati in corso e della preparazione di nuovi conflitti come presunta "deterrenza".
C'è un appello in questo senso degli ecopacifisti scozzesi per una mobilitazione internazionale su pace e clima da svolgersi nella giornata del 4 novembre. Maggiori informazioni su questa iniziativa è possibile trovarle sul blog collettivo che abbiamo appositamente predisposto per la nostra spedizione politica a Glasgow andando alla seguente URL: https://paceeclimaallacop26.cms.webnode.it/4novembre/
Agite ed invitate ad agire! Firmate e fate firmare!
LDU - Disarmisti esigenti - WILPF Italia