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AL MOVIMENTO PACE TERRA DIGNITA' RIVOLTO AI PACIFICI, DOPO IL TENTATIVO ALLE ELEZIONI EUROPEE, SERVE UNA LISTA INDIPENDENTE ALLE PROSSIME POLITICHE DEL 2027?

E' SEMPRE NECESSARIO E URGENTE RIPORTARE AL VOTO E ALLA POLITICA DI BASE I DELUSI E GLI ARRABBIATI!

E SERVE COMUNQUE UNA SPONDA ISTITUZIONALE IN EUROPA CHE SUPPORTI L'OPPOSIZIONE ALLE GUERRE!

IN ITALIA POSSIAMO TRARRE LEZIONI DALLA ESPERIENZA TEDESCA DEL "BUNDNIS SAHRA WAGENKNECHT"?

 

Il Documento originario dei Disarmisti Esigenti & partners per la "lista dei pacifici" alle elezioni europee può diventare una base per una ulteriore elaborazione riferita al quadro politico nazionale

rif. Alfonso Navarra (cell. 340-0736871) ed Ennio Cabiddu (cell. 366-6535384) 

Primi firmatari (da risentire per conferma): Emanuela Baliva - Daniele Barbi - Michele Boato - (Milly Bossi Moratti) - Angelo Cifatte - Cosimo Forleo -Luigi Mosca - Giuseppe Musolino - Antonella Nappi -Cristina Rinaldi - Laura Marcheselli - Andrea Bulgarini - Marco Zinno - Mario Di Padova - Antonio De Lellis

Si richiedono le conferme delle adesioni già date e ulteriori adesioni. E sono ancora possibili integrazioni e sviluppi. Già nel maggio 2022 ci eravamo schierati per il "partito della pace che non c'è" come indicato da Michele Santoro. Firmare questo documento è stato una dichiarazione di impegno e di coinvolgimento, implicante la disponibilità personale ad essere informati su tutti gli sviluppi della presentazione alle elezioni europee della lista PACE TERRA DIGNITA': l'aggregazione dei "pacifici", organizzata da "Servizio pubblico", che nasce sin da “Pace proibita”, avente una tappa fondamentale nella Staffetta dell'Umanità.

Lo sviluppo principale è stato, come è noto, l'effettiva presentazione della lista alle elezioni europee svoltesi l'8 e il 9 giugno 2024.

Il risultato delle urne è stato il 2,2 per cento, preso dalla lista, che, inferiore al quorum del 4 %, non ha permesso di inviare eletti a Strasburgo.

Bisogna quindi chiedersi, insieme a tutta la realtà dei 500mila votanti, se proseguire l'esperimento della lista PTD, strutturandosi in modo adeguato nella forma di un effettivo movimento politico. Si tratterebbe, a conti fatti, di raggiungere alle politiche del 2027 quella rappresentanza istituzionale che è stata mancata alle europee del 2024.

Primi appuntamenti cui abbiamo chiamato sono stati incontri online su piattaforma Zoom (li abbiamo svolti domenica 16 giugno e domenica 30 giugno). Titolo:  Come sta l'opposizione alla guerra dopo il voto alle europee? 

L'obiettivo della discussione, libera e aperta, è stato fare un bilancio delle prospettive dell'opposizione alla guerra dopo il voto europeo di questo giugno (8-9 giugno in Italia, come già riportato).

Da questa discussione è scaturata l'iniziativa, per sollecitare obiezione e opposizione alle guerre, del presidio di Strasburgo, dal 16 al 18 luglio 2024, alla sessione inaugurale della nuova legislatura europea, quella che ha confermato Ursula Von der Leyen a capo della Commissione Ue.

(Nel momento in cui aggiorniamo questa presentazione (14 novembre 2024) sono in corso le nomine per la nuova Commissione UE con sempre ruotante sulla signora Von der Leyen: si è formata la "maggioranza Ursula". Raffaele Fitto, di Fratelli d'Italia, quindi del gruppo dei Conservatori europei (ECR), sarebbe l'unico dei sei vice che non aderisce al perimetro della citata maggioranza. Quindi stanno facendo storie per votarlo i socialisti di S&D, i Greens e i liberali di Renew. La partita sulle nomine è ulteriormente complicata dalle crisi degli ultimi due leader socialisti che sono rimasti in Europa: il tedesco Olaf Scholz e lo spagnolo Pedro Sanchez).

Dopo la discussione del 30 giugno, da cui è scaturita l'iniziativa del presidio a Strasburgo, pensiamo ora a appuntamenti tematici di approfondimento del documento che proponiamo per le elezioni politiche nazionali del 2027.

 

Noi comunque, tornando al problema della costruzione, in Italia, di un soggetto adeguato nella dimensione politico-istituzionale, eredi di una cultura e di una organizzazione antimilitarista nonviolenta "centenaria", continuiamo la lotta per risolvere il problema che si è aperto tra democrazia rappresentativa e partecipazione popolate. Se è vero che è stato scavato un baratro tra rappresentanza e popolo (più del 50% non si è recato alle urne!), e se è vero che in questa tornata europea si è addirittura allargato (complice la paura del fascismo che ha sovrastato la paura della guerra), faremo la nostra parte perché non si disperda la mobilitazione entusiasta, ma non premiata, che abbiamo visto svilupparsi in questi mesi, sulla lista PACE TERRA DIGNITA'.

Un importante nodo è forse riuscire ad imparare criticamente delle lezioni da una esperienza, per molti aspetti, analoga in Germania a quella italiana: un partito con la pace come priorità delle priorità che è riuscito ad ottenere, alle europee, il 6,2 % dei voti.  Si sta parlando del "Bündnis Sahra Wagenknecht", partito politico fondato nel gennaio 2024, quindi addirittura dopo la decisione di presentarsi di PTD, presa  nel dicembre 2023. Il movimento, con il ruolo carosmatico del leader "Sahra la Rossa", è stato costituito fondamentalmente da dissidenti del partito di sinistra Die Linke. Ma ha saputo rivolgersi in modo maggioritario a tutte le folle lavoratrici, specialmente le "forgotten persons", calamitando voti dall'astensione, oltre il tradizionale recinto destra-sinistra. Nelle successive elezioni regionali - Brandeburgo, Sassonia, Turingia - il successo elettorale si è rafforzato e le percentuali di consensi toccano il 15%. 

Discutiamo online domenica, 17 novembre, la presentazione del libro di Sahra Wagenknecht, dal titolo: "CONTRO LA SINISTRA NEOLIBERALE", organizzata, sabato 16 novembre, dalla Casa Rossa con il filosofo marxista Vladimiro Giacché.
L'iniziativa del 16 novembre si tiene, alle ore 18:00, in Via Privata Monte Lungo, 2, Milano, MM Linea Rossa Turro.
I residenti a Milano e dintorni sono invitati a partecipare di persona.
La discussione online non è la prima che facciamo sull'argomento. Questa, come le altre, è registrata e si può partecipare su piattaforma Zoom al link:  https://us06web.zoom.us/j/87856532158?pwd=jLGQJzQQNsODrNeRNTQFoaPqdfaIT7.1

Un possibile obiettivo cui, da singoli e come collettivo, approdare è la costituzione di un gruppo di sostegno italiano al BSW, stante il nostro atteggiamento di partenza, ben disposto verso il BSW: riteniamo che la sinistra italiana più seria e radicale (con intelligenza) debba condividerlo. Ma ovviamente non dismettiamo lo spirito critico e l'esigenza di conoscenze più approfondite e di contatti diretti. 
A quanto si è capito, il punto più controverso della elaborazione e della pratica del BWS sono le posizioni sul problema dell'immigrazione. Ma possono sorgere problemi anche sulla critica al Green New Deal, visto come politica erroneamente impostata dal punto di vista dei costi fatti pagare subito ai settori popolari già disagiati e poveri, persino se (malamente) occupati.  
Anche sull'elezione di Trump, non gridiamo - con emotività angosciata - al "nuovo fascismo" invocando la necessità di costruire fronti unici in alleanza strategica, appunto, con la sinistra neoliberale. Certo non sottovalutiamo e sottovaluteremo gli attacchi agli spazi democratici e alla divisione dei poteri che sostanzia lo Stato di diritto "liberale". Ma, se effettivamente si aprirà un dialogo tra USA e Russia per porre fine alla guerra in Ucraina, sosterremo il percorso verso una "pace possibile" (essendo quella "giusta" sinonimo di continuazione del conflitto armato). E non condivideremo il bellicismo pro-Israele né cesseremo l'opposizione alle guerre ambientali e sociali, mantenendo la bussola della "pace con la Natura" quale compito prioritario e comune dell'Umanità.   

La prefazione di Vladimiro Giacché

https://sinistrainrete.info/sinistra-radicale/28316-vladimiro-giacche-contro-la-sinistra-neoliberale-il-caso-sahra-wagenknecht.html

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La lista Pace Terra Dignità non ha raggiunto il quorum del 4%. Vuol dire che possiamo per questo considerare chiusa l'ipotesi?
All'Arena di Verona Papa Francesco ha benedetto lo sforzo di Padre Alex Zanotelli per un nuovo movimento pacifista organizzato. Come ci poniamo rispetto ad esso?
E' possibile che questi percorsi si incrocino per camminare dei tratti insieme?
Vi sono poi le campagne che abbiamo lanciato con l'appello "per riportare al voto e alla politica di base i delusi e gli arrabbiati".
L'appello con le proposte lo troviamo al link: https://www.petizioni24.com/listapaceterraeuropee


Su una idea, noi Disarmisti esigenti, intendiamo comunque lavorare ed abbiamo già mosso i primi passi: costituire, in prospettiva, al Parlamento europeo un intergruppo parlamentare incentrato sull'uscita dell'Europa dalla guerra. (Non ponendo limiti alla Provvidenza: si può ipotizzare, 
sognare, per un futuro più lontano, addirittura un gruppo parlamentare specifico e indipendente).

Frutto di questa posizione è stata l'iniziativa del presidio, dal 16 al 18 luglio, a Strasburgo, davanti al Parlamento europeo, alla sessione inaugurale della Decima legislatura. Novelli Diogene, unici presenti fisicamente in piazza,  su tutti i temi, non solo su quello della pace, tra la cittadinanza attiva europea, abbiamo cercato eurodeputati obiettori e oppositori delle guerre, contestando la "maggioranza Ursula", formatasi su dichiarazioni programmatiche basate, come elemento costituente, sull'impegno bellico (sempre meno dietro le quinte) a sostegno dell'Ucraina. 

Ecco gli obiettivi di questa iniziativa, che abbiamo preso  come tentativo di arginare lo stravolgimento del progetto europeo, tutto sommato nato come orizzonte e speranza di pace:

  1. Essere gli occhi puntati sull’istituzione per conto del “popolo della pace” che rischia di essere gabbato da chi è stato eletto, quando ha proposto di impegnarsi sul tema, questo giugno, nelle varie liste elettorali per le europee che hanno assecondato il dissenso per le guerre. L’esempio più clamoroso è quello dei Verdi. Ma è anche notevole che chi litiga rumorosamente in Italia su fascismo e comunismo (la Meloni e la Schlein) si riveli in Europa fondamentalmente dentro lo stesso perimetro istituzionale. Anche se il voto contrario di Fratelli d’Italia in un certo senso è stata una sorpresa che riallinea il partito, con un occhio alla vittoria di Trump alle elezioni americane, sulla destra più spinta, quindi alla massa dei Conservatori Europei e ai Patrioti di Salvini, Le Pen e Orban.
  2.  Denunciare la “pace giusta” che sarebbe frutto della vittoria militare dell’Ucraina contro la Russia, a cui contrapponiamo la “pace possibile”, da trattare comunque dopo un cessate il fuoco immediato. Questo concetto della “pace giusta frutto della vittoria militare” è da rifiutare specialmente nel periodo storico in cui non sono più concepibili “guerre giuste”, considerata la potenza degli armamenti (la possibilità di escalation verso la guerra nucleare!) e l’interdipendenza economica e sociale attuale di tutto il consorzio umano.
  3.  Proporre il compito comune dell’umanità intera, che deve imparare a percorrere il cammino della nonviolenza: la pace con la Natura, condizione della pace tra gli esseri umani!
  4.  Essere la coscienza critica di un movimento che, per la sua credibilità e serietà, deve imparare a mobilitarsi in modo vertenziale, quando vengono prese le decisioni che attivano le macchine amministrative che muovono effettivamente le cose, i processi reali; non su scadenze simboliche (gli anniversari di questo o quello) e su lotte territoriali locali cui si attribuisce una valenza simbolica. 

Per maggior info: https://disarmistiobiettori.webnode.it/l/diaridastrasburgo24/

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Riportiamo, adesso, il testo che ha convocato l'incontro online per il 30 giugno 2024.

A questo punto, in aggiunta e di seguito,  sottoponiamo ai firmatari due elaborazioni.

1) La lettera agli eurodeputati per il lavoro, in prospettiva, volto a costituire il gruppo formale di obiezione alle guerre; e - non in subordine, ma come obiettivo pratico immediato - una aggregazione  intergruppi tra eurodeputati di opposizione alle guerre.

2) Il documento originario da voi sottoscritto, elaborato nell'estate 2023, sintetizzato e riadattato per il contesto nazionale, eventualmente in vista delle prossime elezioni politiche del 2027

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Riportiamo ora il testo di un nuovo incontro online, dopo quello del 16 giugno, programmato per il 30 giugno 2024.

Questo testo (rinvenibile al link https://disarmistiobiettori.webnode.it/l/opposizioneguerradivisiva/) è seguito dall'invito avente per oggetto la proposta di lavorare in prospettiva per un gruppo formalmente costituito di eurodeputati al Parlamento europeo di obiezione alle guerre. Un passo intermedio verso l'obiettivo è la costituzione di un gruppo informale di eurodeputati per l'opposizione alle guerre e la pace disarmata. I disarmisti esigenti hanno indetto una conferenza stampa a Roma  per il 9 luglio luglio alla LIBRERIA D'AMICO di via Silvio D'Amico, 1. E - come si è detto - un presidio di sensibilizzazione a Strasburgo, dal 16 al 19 luglio, davanti la sede del Parlamento europeo.

Subito dopo le elezioni europee la vincitrice nel campo del centro-sinistra, Elly Schlein, la nuova e giovane segretaria del PD, ha convocato una manifestazione "uniti per la Costituzione" che si è tenuta il 18 giugno, a Roma, in piazza Santi Apostoli. Hanno raccolto il suo appello in tantissimi, dal M5S fino ai liberali/radicali di +Europa. Non sono mancati in piazza Rifondazione comunista (Maurizio Acerbo ha parlato dal palco) e Michele Santoro, il promotore di PACE TERRA DIGNITA'. 

Il "fronte popolare costituzionale", proiettato verso  una mobilitazione permanente, si prepara a diventare schieramento referendario "contro il premierato" con discrete possibilità di vittoria. Leggiamo su "Il Manifesto quotidiano" che "l'ordine di scuderia per gli interventi dal palco era evitare di parlare delle guerre (tema assai divisivo) e tutti si sono attenuti, concentrandosi sulle botte a Donno".

Siamo quindi entrati nell'epoca dell'"opposizione alla guerra divisiva", dentro una "battaglia per la Costituzione" (no al premierato, no all'autonomia differenziata), che però - a quanto pare - espunge il famoso articolo 11 del ripudio.

"Battere questa destra è un formidabile programma politico", ha tuonato dal palco Nicola Fratoianni, di AVS. Ora però è logico considerare una serie di domande rispetto a uno "sforzo unitario" che deve coinvolgere chi ha voluto fare della "pace disarmata" il tema centrale della campagna elettorale e l'orizzonte per la costruzione di una società alternativa senza grilli ideologici per la testa.

1- Domanda numero uno. La difesa unitaria della Costituzione può fare a meno dell'articolo 11 senza tradire nella sostanza lo spirito dell'antifascismo?

2- Domanda numero due. In termini di strategia politica, può risultare vincente - una tale difesa - carente se non addirittura monca - quando proprio la guerra con le sue conseguenze pratiche diventa il fattore decisivo per accrescere il disagio sociale su cui sta prosperando la destra (tenendo anche conto che la destra estrema su questo punto apre a una demagogica rappresentanza del sentimento pacifista maggioritario nel popolo)?

3- Domanda numero tre. Non sarebbe invece il caso di creare un "fronte costituzionale" sull'insieme dei diritti umani, comuni e pubblici, ribadendo la centralità del "diritto alla pace", oltretutto in un momento in cui l'escalation bellica può diventare incontrollabile e portarci ad uno scontro diretto NATO-Russia, con annesso rischio di scambi crescenti di colpi nucleari, oggi esplicitamente minacciati?

Indiciamo - molti siamo in vacanza, lo sappiamo, ma il problema merita che ci si faccia subito mente locale e si prenda posizione - su questi tre interrogativi, domenica  30 giugno 2024, una consultazione online tra i soggetti che condividono la necessità di fermare l'avanzata politica e sociale delle destre.

L'antifascismo da coltivare però riteniamo che debba nutrirsi della consapevolezza che l'obiettivo superiore oggi, anche per la difesa della Costituzione, è portare l'Italia e l'Europa ad uscire dalle guerre, ed innanzitutto dalla Guerra Grande che si combatte sul terreno Ucraino, lavorando "per un ordine internazionale che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni" (secondo comma art. 11 Cost.).

I disarmisti esigenti ti stanno invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: L'opposizione alla guerra è diventata divisiva per la difesa della Costituzione?- Confronto online 

Ora: 30 giu 2024 05:30 PM Roma

 

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DOCUMENTO 1 - LETTERA AGLI EURODEPUTATI PER UNA EUROPA CHE SI OPPONGA ALLE GUERRE E LAVORI ALLA PACE DISARMATA

 da parte di Alfonso Navarra - coordinatore dei Disarmisti esigenti. Per contatti: cell.+39 340-0736871

e del Gruppo organizzativo

Daniele Barbi – Ennio Cabiddu – Cosimo Forleo – Luigi Mosca

 

con il sostegno di prime/i firmatarie e firmatari dell'appello per una lista dei pacifici alle elezioni europee (circa 1.400 aderenti)

 OGGETTO: Proposta della costituzione formale al Parlamento europeo di un gruppo parlamentare per l'opposizione ("obiezione") alle guerre

 In subordine: proposta di un gruppo interparlamentare informale per l'opposizione alle guerre

 

· Testo sintetico vetrina mail

· Testo documento esteso allegato mail (ancora da inserire su questa pagina)

 

Testo sintetico vetrina mail

Care elette ed eletti in Italia che avete puntato, nella campagna elettorale per queste europee 2024, alla centralità delle tematiche pacifiste per l'opposizione alle guerre: incontriamoci e parliamo su come proseguire insieme il cammino!

Vi diamo appuntamento di persona il 9 luglio a Roma, in un incontro pubblico aperto alla stampa.

In ogni caso siamo disponibili ad ogni tipo di colloquio e contatto personale.

 

Potete, se lo volete con spirito determinato, rappresentare un punto di riferimento per le idee, i sentimenti e la volontà di coloro che obiettano al dominio dei complessi militari-industriali-nucleari al servizio delle élites della economia finanziarizzata, oggi orientata verso l'economia di guerra: la consapevolezza che occorre invece lavorare per la pace con la Natura spinge verso la conversione ecologica dell'economia e rappresenta la condizione non eludibile per perseguire programmi di giustizia sociale e ambientale.

Una crisi democratica profonda dei sistemi liberali e il crescente distacco delle classi popolari dalla politica è testimoniata dall'astensione altissima che abbiamo avuto in queste ultime elezioni. Si tratta, a ben vedere, della principale urgenza democratica, almeno per i movimenti di base alternativi che non rinunciano a costruire un progetto di società intrinsecamente pacifica fondata sulla conversione ecologica e la valorizzazione di beni comuni, pubblici e welfare: proprio i soggetti più penalizzati dalle politiche neoliberiste tendono alla passivizzazione, alla spoliticizzazione e alla non partecipazione.

Ma noi, care elette ed eletti, ci indirizziamo a voi con lo spirito di chi ritiene che scelte intelligenti possano riuscire a cavare qualcosa di buono anche da questa, secondo la nostra modesta opinione, deludente tornata elettorale. Ma l'unione che, prima delle elezioni, in vista delle elezioni, avrebbe forse potuto portare ad una lista unitaria della pace capace di puntare al massimo dei consensi nell'elettorato italiano, forse possiamo ancora realizzarla adesso, dopo le elezioni.

Si può mettere insieme un Gruppo parlamentare di opposizione alle guerre. Un gruppo parlamentare di "obiezione alle guerre". Usiamo il termine "obiezione" proprio per attivare la dimensione della coscienza: una persuasione intima e profonda a livello personale fondata sul valore assoluto del rispetto della vita.

Quindi voi, elette ed eletti in Italia contro la guerra, potete essere il motore propulsivo di questo raggruppamento che potrebbe veramente dare uno scossone a un quadro politico stagnante e produrre frutti importanti, magari non da subito, ma speriamo in periodi non biblici.

In ogni caso, in considerazione delle dinamiche della politica, che hanno i loro inevitabili tempi di maturazione, una tappa intermedia, forse più alla portata della dialettica corrente tra i parlamentari, potrebbe essere una aggregazione di eurodeputati intergruppi di opposizione alle guerre.

Tale intergruppo di transizione sarebbe caratterizzato dalla comprensione che un ruolo mediatorio e di promozione del dialogo dell'Europa non può essere esercitato rifornendo militarmente gli attori impegnati nei conflitti armati. Relativizzando la semplificatoria dicotomia "aggressore-aggredito", proponiamo di prescindere dal giudizio sul grado di responsabilità che possiamo dare nell'innesco degli stessi, in quanto, se certamente importante, nella composizione dei conflitti, non è da ritenersi strategicamente decisivo per conseguire, da impegnati nella riconciliazione, la finalità vitale ed urgente del cessate il fuoco.

Per quanto riguarda i contenuti, ci permettiamo di sottolineare e ripresentare quanto avevamo già proposto nel documento citato, di seguito esposti e rinvenibili al link: https://www.petizioni24.com/listapaceterraeuropee

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DOCUMENTO 2 PER LE ELEZIONI POLITICHE NAZIONALI DEL 2027

 

QUI sotto una bozza del documento dell'elaborato nell'estate 2023 sintetizzato e  riadattato per il contesto nazionale, eventualmente in vista delle prossime elezioni politiche del 2027...

Siamo per la presentazione di una lista indipendente per la pace alle elezioni politiche del giugno 2027, anche sulla base delle forze coinvolte nella esperienza di PACE TERRA DIGNITA'. La riteniamo utile, anzi indispensabile, questa presentazione alle politiche, non per il “sogno della pace”, quello che, ad esempio, poteva avere nel cuore Martin Luther King, o qualsiasi altro “sogno” accarezzato da chiunque altro, ma per un lavoro laico e mirato, che inverta, se possibile, la tendenza globale alla guerra e al rafforzamento in atto del sistema di guerra.

L’Italia europea per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):

1) Denuclearizzare sia in campo militare, sia in campo civile

2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica: dire no alla guerra e sì alla pace significa considerare anche la guerra sociale ai beni comuni e l'utilizzo delle armi finanziarie come il debito.

3) Predisporre un modello di difesa che, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all’ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell’unione popolare.

Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:

1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.

2- L'opposizione al ritorno del nucleare civile.

3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.

4- L’obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.

5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell’università, della ricerca scientifica.

La lista da mettere in campo dobbiamo rivolgerla non, in modo limitato, alla "tribù pacifista" ma, in modo più ampio, ai “pacifici”, ad uno spontaneo atteggiamento e sentimento della maggioranza popolare, in Italia legittimato da una Costituzione esplicitamente e marcatamente pacifista. Deve servire a riconquistare alla politica di base settori che si sono relegati, per disperazione e per rabbia, nell’astensionismo.

Questa crisi di partecipazione ha un motore da non sottovalutare anche nel disprezzo dimostrato da tutto il quadro politico istituzionale verso il ripudio della guerra provato dal sentire popolare maggioritario. Gli stessi “media con l’elmetto” continuano a riferire di cinque punti in cui sia il governo che l’opposizione contraddicono la volontà popolare: 1) no aiuti militari ai belligeranti, incluso il governo ucraino (la popolazione va sostenuta in tutti gli altri modi possibili); 2) no aumento delle spese militari e della militarizzazione; 3) no sanzioni economiche distruttive ed autodistruttive; 4) cessate il fuoco immediato senza condizioni e avvio di trattative per la sicurezza globale; 5) rispetto dei referendum sui beni comuni per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare da fissione.

L’Arcobaleno deve spuntare per dare una rappresentanza coerente al no alla guerra. Dipende da tutte/i noi far emergere la pacifica e spontanea volontà popolare senza il quale non sono credibili neanche i percorsi per il clima e la giustizia sociale. Sottolineando lo spirito dell’aggiunta nonviolenta: non dobbiamo considerare i concorrenti elettorali come un nemico, tanto più se, anche grazie alla nostra sollecitazione, si pongono in qualche modo il tema del disarmo e della fine della guerra con una soluzione diplomatica.

L’alternativa al sistema di guerra deve concretizzarsi in un impegno per la quale la società strutturalmente pacifica, contro la decrescita infelice provocata dal conflitto bellico, si fa pane quotidiano, coinvolgendo gli operatori economici in politiche e pratiche per una economia della solidarietà contro la logica del neoliberismo e del profitto illimitato. Proviamo a partire dal settore agricolo, che rappresenta una quota consistente del bilancio complessivo dell’UE.

Dobbiamo distinguere le logiche di organo comunicativo, movimento politico organizzato e lista, cercando di armonizzarle, ma sapendo gestire bene lo specifico di ciascuna.

Quando Alexander Langer diceva: “Più lento, più dolce, più profondo” è perché nel modo di fare politica intendeva adottare la differenza femminile, nel praticare “atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare”.

La comunità politica che si va a creare deve realizzare quella libertà di potere fare insieme le cose, la libertà come partecipazione, la libertà “eguale” come fondamento della democrazia di cui parla anche la Costituzione italiana. Citiamo Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri».

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Ora entriamo nella sezione originaria del nostro appello/petizione, che risale all'estate 2023, in cui avevamo proposto:

1) una premessa sulle conclusioni dell'Assemblea al Teatro Ghione del 30 settembre 2023

2) il documento dei Disarmisti esigenti per la lista dei pacifici alle europee

3) la proposta di mobilitazione contro il rinnovo del decreto che consente di inviare armi all'Ucraina scavalcando il Parlamento


1) PREMESSA

Un appello di Raniero La Valle e Michele Santoro (per il suo testo completo: https://www.serviziopubblico.it/post/915) ) ci aveva chiesto, con il firmarlo, di promuovere insieme l'assemblea del 30 settembre a Roma, che poi si è effettivamente tenuta in quella data al Teatro Ghione. 

L'appello era rivolto ai pacifici, agli organizzati (come noi Disarmisti esigenti) e ai disorganizzati, agli elettori di tutte le liste, agli assenti dalle urne e a quelli di deluse speranze. Tra i 2.000 firmatari i media hanno notato personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e della scienza come Valeria Golino, Marc Innaro, Jorit, Marisa Laurito, Fiorella Mannoia, Milly Moratti, Piergiorgio Odifreddi.

L'assemblea, dalle ore 16:00 alle ore 20:00, al Teatro Ghione di Roma, è stata molto partecipata, con molte presenze intellettuali e di movimento. A quello del "moderatore" Santoro all'introduzione di Raniero La Valle si sono aggiunti numerosi interventi:  Luigi De Magistris, Maurizio Acerbo, Ginevra Bompiani, Alessandro Bergonzoni, Vauro, il capitano Ultimo, Maria Fida Moro, Massimo Cacciari. Nel momento conclusivo,  votando praticamente all'unanimità una mozione, l'incontro ha deciso di lanciare la lista dei pacifici (cui deve ancora essere trovato il nome): si tratta di colmare il vuoto di rappresentanza per tre soggetti ideali che non l’hanno o l’hanno perduta, vale a dire i tre beni comuni della PACE, della TERRA e della DIGNITÀ.

Santoro - e coloro che concordano con la sua scommessa politica - hanno capito che proprio il fatto di diventare un competitor alle urne rappresenta una scossa sconvolgente, l’elemento che può scompaginare la scontatezza ripetitiva del dibattito pubblico corrente e del campo politico-istituzionale di forze oggettivamente respingenti la partecipazione democratica ed elettorale, la cura che può in parte sanare, specie a sinistra, l'astensionismo ormai al 50%.«Se non entriamo noi nell'arena, gli altri partiti, compresi quelli a parole più sensibili al tema, taceranno di quella che è la principale ragione di ciò che sta succedendo in Europa: la guerra», è il ragionamento. Per i promotori, la guerra è il meta-tema, quello che contiene tutti gli altri e che attraversa ogni possibile rivendicazione, dai temi ambientali alle politiche sociali.

L'assemblea di Roma, riprendendo l'appello originario citato, ha puntato l'indice contro il SISTEMA DI GUERRA, sicura che, se si potesse fare un referendum mondiale, la grande maggioranza dei popoli e dei cittadini della Terra direbbe NO alla guerra e NO alla competizione strategica per il dominio del mondo. La mozione da essa emersa ha voluto "prendere partito per la pace"; e mettere alla prova questa netta presa di posizione con la presentazione di una lista alle elezioni europee. 

La mozione approvata, praticamente all'unanimità dei presenti in teatro, la si può vedere e ascoltare, con la presentazione di Michele Santoro, su You Tube al link https://www.youtube.com/watch?v=z8JtQ4LeL8w e recita testualmente: 

"L'Assemblea per la PACE, la TERRA, la DIGNITA' che si è riunita a Roma il 30 settembre rispondendo all'appello di Michele Santoro  e Raniero La Valle, impegna, con il metodo della condivisione, ad arricchire e approfondire la bozza di documento programmatico tenendo conto di tutti i contributi emersi dal dibattito.
Emerge l'esigenza di formare un gruppo di lavoro coinvolgendo tutte le componenti che hanno partecipato ed invitando chi non l'ha ancora fatto ad aderire al progetto di un nuovo soggetto politico popolare, che abbia la pace come obiettivo urgente e orizzonte futuro.
Decide di avviare tutte le necessarie iniziative per partecipare, realizzando la maggiore unità possibile, alle prossime elezioni europee, allo scopo di incardinare, nel dibattito elettorale e poi nella stessa UE, l'assillo della pace, da istituire a cominciare dalla fine del conflitto in Ucraina, senza vincitori né vinti, con la guerra da ripudiare, con la Terra da salvare, per restituire dignità a tutte le creature.
L'assemblea intende ridare vita al sogno di un'altra Europa, dall'Atlantico agli Urali, amica di ogni persona, presenza critica e solidale nel rapporto con tutti gli Stati del mondo.
Decide che il nome, il manifesto e la piattaforma programmatica della nuova proposta politica saranno adottati in una prossima assemblea, articolata in due sezioni, a Milano e a Messina".

Stando all'appello originario, il primo punto di un programma elettorale dovrebbe essere il rifiuto della creazione di un esercito europeo, che sarebbe integrato nella NATO con gli Stati Uniti al comando. Uscire dalla guerra è la parola d'ordine centrale, senza però porre come obiettivo urgente lo scioglimento della NATO (che ogni soggetto convergente naturalmente è libero di coltivare e perseguire ma riconoscendo che lo stop alla guerra preliminarmente rappresenta la sconfitta della NATO). L’Europa dovrebbe promuovere la riforma dell’Onu e una politica attiva per il disarmo, con l’inclusione del Brasile, dell’India e del Sudafrica, nazioni che formano i BRICS, nel novero dei Cinque Membri Permanenti del Consiglio di sicurezza.
L’Europa ha interesse a sostenere l’opposizione del presidente brasiliano Lula alla supremazia mondiale del dollaro e a sottrarre la moneta e il debito al dominio delle banche private e alla speculazione liberista.
Si ritiene il sistema di guerra incompatibile con la democrazia e si vuole una scuola che non trasformi i ragazzi in capitale umano.
Nei fatti la guerra dovrebbe essere ripudiata come il patriarcato; e dovrebbero essere salvati per primi “gli ultimi”, ad esempio i migranti che attraversano il Mediterraneo, perché solo in questo modo si salvano anche i primi.

Noi aderiamo e proponiamo di aderire con entusiamo. Allo stesso tempo proponiamo che la lista indipendente per le prossime europee PACE TERRA DIGNITA' (o come verrà chiamata dopo il sondaggio tra gli associati a Servizio Pubblico) includa le motivazioni e le finalità del documento sotto riportato.

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2) Ecco infine IL DOCUMENTO dei Disarmisti Esigenti per la lista dei pacifici alle europee

rif. Alfonso Navarra (cell. 340-0736871) ed Ennio Cabiddu (cell. 366-6535384) - Milano 9 settembre 2023


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Siamo per la presentazione alle elezioni europee del giugno 2024, da parte dell’Associazione Servizio Pubblico - sulla base delle forze coinvolte nella Staffetta dell’Umanità e dell'appello PACE TERRA DIGNITA' lanciato da Michele santoro e Raniero La Valle - ed in questo senso voteremo all’assemblea del 30 settembre. La riteniamo utile, anzi indispensabile, questa presentazione di una lista, non per il “sogno della pace”, quello che, ad esempio, poteva avere nel cuore Martin Luther King, o qualsiasi altro “sogno” accarezzato da chiunque altro, ma per un lavoro politico laico e mirato, che inverta, se possibile, la tendenza globale alla guerra e al rafforzamento in atto del sistema di guerra.

Noi crediamo, anche sulla base delle informazioni sui sondaggi che ci ha esibito Michele Santoro, che con un po’ di sforzo, si possano raccogliere forze sufficienti per presentare una lista vincente collegata a un “progetto politico della pace”, quale quello, prefigurato dai momenti di mobilitazione, senza paragoni, organizzati da “Servizio pubblico” sin da “Pace proibita”, e culminati con la Staffetta dell'Umanità.

Non vogliamo togliere nulla ai “sogni”, come visione ispirata di un futuro radioso: possono appartenere a tutte e tutti: sono prospettive culturali per la quale vale la regola: “Che mille scuole fioriscano, che mille maestri rivaleggino nell’indicare i sentieri di un nuovo mondo possibile.”

Il “sogno” evangelico ha posto le basi per una miriade di chiese ed i valori cui esso richiama possono ispirare i programmi dei partiti politici, che però, nella natura della loro azione, hanno tutt’altra dimensione di scopi, traguardi ed effetti. Non si può accampare abusivamente una “violazione di trasversalità” per ostacolare aggregazioni su basi politiche che “prendano partito”.

Queste considerazioni non sono rivolte all’appello Santoro-La Valle su PACE, TERRA E DIGNITA’, che ha sì la portata valoriale di un grande “sogno”, e noi lo approviamo anche in questa dimensione. Ma lo approviamo soprattutto nel suo spessore materiale di cammino concreto che contribuisce a dare le basi di una strategia politica per fare esistere il “partito che non c’è” nel superamento del “sistema di guerra”.

La strategia politica è infatti un fatto legato alla congiuntura, ai parallelogrammi contingenti delle forze, ed esige, se vuole essere efficace, nei confronti delle tendenze alla guerra unica, un approccio laico di netta distinzione rispetto a un pacifismo burocratico e specialistico: diventa discriminante la considerazione che, per ottenere un cessate il fuoco in Ucraina, non bisogna rifornire di armi i belligeranti, a prescindere dalla distinzione tra chi è immediatamente aggressore o aggredito.

Abbiamo, in concreto, da spingere perché l’Unione Europea, costruzione politica importante ma fragile e contraddittoria, non si suicidi accodandosi alla linea NATO, che porta ad una specie di nuova guerra fredda perseguita dagli USA: i complessi militari e industriali in intreccio con settori del capitalismo finanziario imperniati sul sistema del dollaro trovano in essa una dinamica di egemonia e di espansione. Va sostenuta la spinta del Sud Globale alla dedollarizzazione, perché apre spazi ad un ordine mondiale più democratico, al costituzionalismo mondiale, con dinamiche che affermano la prevalenza dei diritti (umani e sociali, dell’Umanità e della Natura) sul diritto della forza armata. Sottolineiamo la necessità del multipolarismo inclusivo, liberato da ogni forma di alleanza militare, dotato di una governance democratica e solidale, che possa sostituire quello unipolare che oggi, sotto la narrazione retorica della contrapposizione democrazie-autocrazie, il complesso USA/NATO continua a voler imporre al mondo anche con la forza delle armi.

È l’articolo 11 della Costituzione sul “ripudio della guerra”, anche nel suo secondo comma, esteso su scala europea e globale: il superamento della sovranità assoluta degli Stati per quelle “limitazioni della sovranità, in condizioni di parità, necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.


L’Europa per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):

1) Denuclearizzare

2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e per la conversione ecologica

3) Predisporre un modello di difesa che attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all’ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell’unione popolare.

Alcune campagne dei movimenti di base vanno sostenute da una sponda istituzionale più salda, sicura, convinta:

1- La proibizione delle armi nucleari che va messa in rapporto con il No First Use.

2- La denuclearizzazione sia militare che civile.

3- Object War per il diritto internazionale al non partecipare direttamente ai combattimenti armati.

4- L’obiezione di coscienza nelle sue varie forme e modalità: oltre a quella già citata al servizio militare, le obiezioni alle spese militari, alle banche armate, alle produzioni e ai traffici bellici.

5- Il contrasto alla militarizzazione della scuola, dell’università, della ricerca scientifica.

La lista da mettere in campo dobbiamo rivolgerla non, in modo limitato, alla "tribù pacifista" ma, in modo più ampio, ai “pacifici”, ad uno spontaneo atteggiamento e sentimento della maggioranza popolare, in Italia legittimato da una Costituzione esplicitamente e marcatamente pacifista. Deve servire a riconquistare alla politica di base settori che si sono relegati, per disperazione e per rabbia, nell’astensionismo.

Questa crisi di partecipazione ha un motore da non sottovalutare anche nel disprezzo dimostrato da tutto il quadro politico istituzionale verso il ripudio della guerra provato dal sentire popolare maggioritario. Gli stessi “media con l’elmetto” continuano a riferire di cinque punti in cui sia il governo che l’opposizione contraddicono la volontà popolare: 1) no aiuti militari ai belligeranti, incluso il governo ucraino (la popolazione va sostenuta in tutti gli altri modi possibili); 2) no aumento delle spese militari e della militarizzazione; 3) no sanzioni economiche distruttive ed autodistruttive; 4) cessate il fuoco immediato senza condizioni e avvio di trattative per la sicurezza globale; 5) rispetto dei referendum sui beni comuni per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare da fissione.

L’Arcobaleno deve spuntare per dare una rappresentanza coerente al no alla guerra. Dipende da tutte/i noi far emergere la pacifica e spontanea volontà popolare senza il quale non sono credibili neanche i percorsi per il clima e la giustizia sociale. Sottolineando lo spirito dell’aggiunta nonviolenta: non dobbiamo considerare i concorrenti elettorali come un nemico, tanto più se, anche grazie alla nostra sollecitazione, si pongono in qualche modo il tema del disarmo e della fine della guerra con una soluzione diplomatica.

L’alternativa al sistema di guerra deve concretizzarsi in un impegno per la quale la società strutturalmente pacifica, contro la decrescita infelice provocata dal conflitto bellico, si fa pane quotidiano, coinvolgendo gli operatori economici in politiche e pratiche per una economia della solidarietà contro la logica del neoliberismo e del profitto illimitato. Proviamo a partire dal settore agricolo, che rappresenta una quota consistente del bilancio complessivo dell’UE.

Dobbiamo distinguere le logiche di organo comunicativo, movimento politico organizzato e lista, cercando di armonizzarle, ma sapendo gestire bene lo specifico di ciascuna.

La logica di lista può essere funzionale alla logica del movimento politico organizzato di persone libere (va particolarmente sottolineato nell’Italia dell’aggregazione per cordate di interessi!) se si riesce a varare un meccanismo democratico per la scelta del programma e dei candidati. Si tratta di discutere, discutere, discutere con lo spirito dell’et et non dell’aut aut. Alla fine il corpo politico vota e decide a maggioranza, ma con garanzie che i portatori di proposte di minoranza non siano puniti né tantomeno espulsi.

Quando Alexander Langer, citato da Raniero La Valle, diceva: “Più lento, più dolce, più profondo” è perché nel modo di fare politica intendeva adottare la differenza femminile, nel praticare “atteggiamenti più includenti, più comprensivi, più capaci di dialogo, più capaci di creare delle convergenze, delle condivisioni anche su fronti diversi ma per comuni obiettivi, per comuni ideali, per comuni necessità da soddisfare”.

La comunità politica che si va a creare deve realizzare quella libertà di potere fare insieme le cose, la libertà come partecipazione, la libertà “eguale” come fondamento della democrazia di cui parla anche la Costituzione italiana. Citiamo Nelson Mandela: «Essere liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri».

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3 - Di seguito, ancora, la proposta di mobilitazione dei Disarmisti Esigenti per incalzare il governo italiano in difficoltà con l'opinione pubblica contraria alla guerra

rif. Alfonso Navarra (cell. 340-0736871) ed Ennio Cabiddu (cell. 366-6535384) - Milano 9 settembre 2023

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MOBILITIAMOCI ANCORA CONTRO IL RINNOVO DEL DECRETO CHE CONSENTE DI INVIARE ARMI ALL'UCRAINA SCAVALCANDO IL PARLAMENTO

Su la Repubblica di giovedì 5 ottobre 2023 a pagina 19 troviamo l'articolo di Tommaso Ciriaco e Gianluca Di Feo, rubricato sotto la categoria "IL CASO".
Titolo: Mancano le risorse e il consenso. L'Italia frena sulle armi all'Ucraina.
Commentano i giornalisti:
"L'Ucraina ha chiesto materiale che Roma ha difficoltà a concedere. Per ragioni di sicurezza nazionale, ufficialmente. Ma anche per evidenti difficoltà politiche e finanziarie. (...) Bisogna rispondere al quesito più delicato: davvero Roma vuole entrare (con un certo tipo di armi, i missili Storm Shadow - ndr) nella partita degli attacchi in un territorio (la Crimea - ndr) che i russi considerano proprio? (...) Non è facile, per Palazzo Chigi, impegnarsi in nuove costose spedizioni mentre è in discussione una manovra di austerità, che taglia settori chiave come la Sanità. (...) La guerra è sempre meno popolare. E Meloni, che ha sempre tenuto per un anno il timone dritto sul sostegno a Kiev, deve iniziare a fare i conti anche con il consenso in vista delle Europee. (...) Non significa che Palazzo Chigi ha deciso di interrompere il sostegno militare. Ma è abbastanza per alimentare i dubbi di un senatore DEM vicino alla causa di Kiev, Filippo Sensi. "Il sostegno (al governo Ucraino - ndr) non può vacillare sull'altare delle europee".
 
Quindi nella maggioranza si litiga e, preso atto che l'opinione pubblica è tutt'altro che entusiasta sul coinvolgimento nella guerra, ci si comincia a smarcare, come già nel Congresso USA, ma anche in Polonia, in Ungheria e in Slovacchia, dall'oltranzismo Zelenskiano. All'"eroe" non si è più disposti a dare quasi tutto quello che vuole e come lo vuole. L'opinione pubblica americana al 51% ritiene di avere già dato più che a sufficienza, secondo un sondaggio del Washington Post.
 
Le armi - è vero - devono tacere se si vuole davvero opporsi alla guerra. Ma perché questo accada bisogna impedire l'invio di forniture assassine dall'Italia ai teatri di guerra. C'è chi propone e pratica, come i portuali di Genova, l'azione diretta nonviolenta bloccando la produzione e il trasporto degli strumenti di morte. Senza necessariamente arrivare subito a tanto, si può almeno rimproverare il governo e il parlamento quando decidono di passarle a coloro che sparano, di rifornirli di pallottole e di addestrarli se non riescono a fare funzionare sistemi complicati. 
Quale occasione migliore di una manifestazione nazionale a Roma per interloquire con il governo e le forze politiche, richiamando la loro responsabilità sulla via maestra della Costituzione che stanno abbandonando proprio con le forniture di armi che hanno deciso e continueranno a decidere?
Ecco perché noi Disarmisti esigenti chiamiamo a darsi appuntamento per fine dicembre 2023: invitiamo a contestare il rinnovo del decreto Draghi per gli aiuti militari al governo ucraino: questo è il modo di premere per il cessate il fuoco e uscire dalla guerra!
Dobbiamo tenerci pronti per una mobilitazione pacifica quando il Parlamento, insieme al bilancio che aumenta le spese militari, voterà il decreto Draghi, già rinnovato nel 2022 dal governo Meloni, che consente gli aiuti militari al governo ucraino attraverso semplici Dpcm. E' un suicidio del ruolo istituzionale del Parlamento, che si lascia informare solo tramite il COPASIR, in violazione della Costituzione che ripudia la guerra; ed in dispregio della volontà maggioritaria del popolo italiano contrario su questo come su altri punti di militarizzazione. Armi, spese militari, nuove "atomiche", sanzioni, rifiuto di porsi come mediatori, ostano alla fuoriuscita dell'Italia da questo "grande" conflitto che può sciaguratamente avvitarsi in escalation incontrollabili.
 
I digiunatori per coerenza pacifista, che - onorando la memoria della scomparsa Antonia Sani - sono stati più volte (6 volte) presenti in piazza, unici a protestare, invieranno le loro comunicazioni e faranno da punto di riferimento con il seguente striscione, immutato dal 5 novembre 2022 (sperando che risponda all'appello un millesimo di quelli che si mobilitano per certe adunate oceaniche che non mettono in rapporto le parole con la realtà dei fatti decisivi):
 
OGGI NON ESISTONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO)
Fermate subito i combattimenti, intervenga l'ONU per negoziare una tregua e prevenire una escalation nucleare 
Custodiamo, esseri umani cooperanti, la Terra sofferente
Riconvochiamoci, quando si vota in Parlamento, per protestare contro l'invio di nuove armi all'esercito ucraino.

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