ican-nfu

http://www.disarmistiesigenti.org/

Una strategia per arrivare dalla proibizione alla eliminazione delle armi nucleari 

 

Promotori: Disarmisti esigenti & Partners

in vista del secondo Meeting, a New York, presso il Palazzo di Vetro dell'ONU, degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (27 novembre - 1 dicembre 2023)

e di appuntamenti successivi per la diplomazia dal baso

Primi firmatari:

Alfonso Navarra - Luigi Mosca - Mario Agostinelli - Sandro Ciani - Giovanna Cifoletti - Antonella Nappi - Daniele Barbi - Ennio Cabiddu - Cosimo Forleo - Alessandro Capuzzo - Milly Moratti - Guido Viale 

Per contattare telefonicamente a New York Sandro Ciani : +49 172 148 9551 

 

In continuità, a preparazione del Terzo Meeting degli Stati parti, a New York, (3-7 marzo 2025), sempre presso il Palazzo di Vetro dell'ONU, si registrano ulteriori firmatari e adesioni organizzative: 

Michele Santoro - Servizio Pubblico

Mimmo Lucano - eurodeputato AVS

Francesco Lo Cascio (Consulta per la pace - Palermo) e Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente Pax Christi Italia

Greta Triassi e Sabina Ciuffini (PTD Lombardia) 

Totò Schembari - Pagoda per la pace (Comiso)

Teresa Lapis (WILPF Italia)

Costituente per la Terra (Paola Paesano farà parte della delegazione che raggiungerà New York in marzo) 

Sandro Ciani è nella delegazione per Mondo senza guerre e senza violenza

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Olga Karatch di Our House in Lituania, candidata premio Nobel per la pace, fa parte della delegazione.

Jeffrey e Sonia Sachs hanno inviato un messaggio di adesione, ma non potranno partecipare di persona. 

I Disarmisti esigenti fanno volentieri da "taxi tecnico" per coloro che, entro il 26 febbraio, decidessero di partecipare al 3MSP di New York.

L'adesione alla "formula ICAN+NFU" consente invece di lavorare, in condivisione politica, ad un working paper che aggiorna quello preparato per il 2MSP.

 

Su questa pagina prima testo del working paper in inglese, poi traduzione italiana, infine news connesse.

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A Strategy to move from the legal prohibition to an effective, total and irreversible elimination of nuclear weapons

Working paper submitted by ‘Disarmisti Esigenti’, partner of ICAN 

in view of the second Meeting, in New York, at the UN Headquarters, of the States Parties to the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons (27 November - 1 December 2023)

and subsequent appointments for grassroots diplomacy

To contact Sandro Ciani by telephone in New York: +49 172 148 9551
 

To this end, all 9 countries possessing nuclear weapons, together with their allies, should progressively sit at the negotiating table, and open negotiations depending on favorable opportunities, with the United Nations in the role of recognized mediator, having understood that the possession of nuclear weapons, illusorily justified with the aim of "deterrence", constitutes an unacceptable risk, firstly for themselves.The real danger of a possible nuclear war even just by mistake, accident or sabotage must be placed at the top of the concerns of anyone who cares about the survival of the human species and nature. If on one hand it is up to these states equipped with nuclear weapons to take the initiative of their elimination, it is also up to us, the civil society, to help them reach this awareness also through an exacting pressure from the grassroots.In recent times this risk has been increasing again, mainly due to three factors:1. the total or partial dismantlement of several bilateral or multilateral treaties controlling the nuclear armaments such as the INF (Intermediate-range Nuclear Forces Treaty), and more recently the CTBT (Comprehensive Test Ban Treaty) and the New-Start.2. the continued modernization of nuclear armaments and especially the development of "mini-nukes", i.e. nuclear weapons of intermediate power between that of the Hiroshima bomb and that of conventional weapons. These “mini nuclear weapons” will be easier to use on the battlefield and would therefore break the “taboo” of using nuclear weapons, with consequences we can easily imagine.3. the possible use of AI (Artificial Intelligence) algorithms in the interpretation of presumed detection of nuclear attacks and, even worse, in the decision-making process for possible retaliation.Consequently, we must focus primarily on these three risk factors to convince nuclear-armed states to decide on global nuclear disarmament. Then, universal membership to the TPNW, the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, should no longer face obstacles.

As a contribution to this approach, we propose to include in the text of the TPNW (Article Nb 1) the prohibition of nuclear weapons, “whatever their power”.

We also propose to integrate the ICAN campaign with the ‘No First Use’ (NFU) of nuclear weapons campaign, under the control of the IAEA (International Atomic Energy Agency), to facilitate the access to the TPNW. The exclusion of a first nuclear strike in all circumstances should be accompanied by measures, again under the control of the IAEA, that make the nuclear war more difficult by error, by incident or by sabotage, such as the 'de-alert’ of the nuclear warheads and the separation of them from their vectors.The TPNW, in article 4, provides a conversion period with some flexibility in the procedure of accession by the States with nuclear weapons and the States housing nuclear weapons controlled by another State. So, in this context, by preparing the coming TPNW Meeting of States Parties, it is desirable to also consider a number of States potentially supporting the TPNW, while not yet ready to fully access to it. This special category of States, assessing the TPNW as an appropriate and useful tool to obtain a world free of nuclear weapons, could also be mentioned in article 4.This is remarkably the case of Germany (see the Foreign minister Annalena Baerbock statement, at the NPT Revision Conference of 2022 in New York, proposing to create a “bridge” between the ‘North (nuclear weapons) States’ and the ‘South States’), among others.

Let’s conclude with Gorbachev’s statement : "If a State wants to be safe, it must first contribute to the security of all other States” : instead, nuclear deterrence' does exactly the contrary !

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Traduzione italiana del working paper

 

Per questo obiettivo del disarmo nucleare effettivo, tutti i 9 paesi che possiedono armi nucleari (insieme ai loro alleati) dovrebbero sedersi allo stesso tavolo delle trattative, con l’ONU nel ruolo di mediatrice riconosciuta, avendo compreso che il possesso di armi nucleari costituisce un rischio inaccettabile, in primo luogo per loro stessi. Il pericolo concreto di una possibile “guerra nucleare per errore” va messo in cima alle ragionevoli preoccupazioni di chiunque abbia a cuore la sopravvivenza della specie umana sulla Terra. Se da un lato spetta a questi Stati dotati di armi nucleari prendere questa iniziativa, spetta anche a noi, società civile, aiutarli a raggiungere tale consapevolezza anche mediante una “esigente” pressione dal basso. Negli ultimi tempi questo rischio è ancora aumentato principalmente a causa di due fattori: 1. lo sviluppo delle “mini-nuke”, cioè armi nucleari di potenza intermedia tra quella della bomba di Hiroshima e quella delle armi convenzionali. Queste “mini-armi nucleari” saranno più facili da usare sui campi di battaglia e quindi romperebbero il “tabù” dell’uso delle armi nucleari, con le conseguenze che possiamo facilmente immaginare. 2. il possibile utilizzo degli algoritmi di IA (“Intelligenza Artificiale”) nella rilevazione di attacchi nucleari e, cosa ancora peggiore, nel processo decisionale per un’eventuale ritorsione. Di conseguenza dobbiamo concentrarci principalmente su questi due fattori di rischio per convincere gli Stati dotati di armi nucleari a decidere un disarmo nucleare globale. Quindi, l’adesione universale al TPNW, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, non dovrebbe più incontrare ostacoli. Come contributo a questo approccio, proponiamo di includere nel testo del TPNW la proibizione delle armi nucleari, qualunque sia la loro potenza. (Possiamo anche ricordare in questo contesto quanto sosteneva Gorbaciov "Se uno Stato vuole essere sicuro, deve prima contribuire a garantire la sicurezza di tutti gli altri Stati": tuttavia, la 'deterrenza nucleare' fa esattamente il contrario!) Proponiamo di lavorare per armonizzare e integrare la Campagna ICAN con la Campagna No First Use (NFU) perché riteniamo importante schiudere ammorbidimenti e contraddizioni nel fronte nuclearista, già non del tutto monolitico. Sarebbe apprezzabile che l’adozione ufficiale di dottrine sulla deterrenza che escludano un primo colpo nucleare in qualsiasi circostanza sia accompagnato da misure, sotto controllo IAEA, che rendano più difficile la guerra nucleare per errore, come la deallertizzazione delle testate e la separazione delle stesse dai vettori. Il TPNW già, all’articolo 4, prevede un periodo di conversione e una certa flessibilità nelle forme di adesione da parte degli Stati dotati di armi nucleari e degli Stati che ospitano armi nucleari controllate da un altro Stato. Entro la prossima conferenza di revisione, fissata nel 2027, possiamo stabilire una categoria riconosciuta formalmente di Stati “fiancheggiatori” (o altro termine similare) del Trattato. Sarebbero Stati non aderenti a pieno titolo ma orientati positivamente verso il percorso della proibizione giuridica, valutato quale strumento utile e opportuno, compatibile con le istanze di sicurezza globale, per giungere a un mondo senza armi nucleari.   

 

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The Italian Government has officially announced it won’t be an observer in the 2MSP
 
After months of pressure and even an unanimous resolution in the Foreign Affairs Commission asking the government to consider this option… that was unfortunately the answer given to a Question Time in the same commission (proposed by the on. Laura Boldrini).
 
Needless to say, we are very disappointed and bothered by this lack of courage, especially for the reasons given, which I will forward to you in detail in another message... but which start above all from the "usual" consideration of the centrality of the NPT and even cite the "too much criticism” that the States parties to the TPNW has made to NATO nuclear sharing while "forgetting" the modernisation of the Russian and Chinese programmes... At least at the beginning they acknowledged the good motives of TPNW supporters, including civil society...
 
Francesco Vignarca - 23 novembre 2023
 
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Contribuite con la firma e diffusione alla petizione DENUCLEARIZZIAMO IL GOLFO DI TRIESTE, E' POSSIBILE ! visibile a questo link ... grazie.
Alessandro Capuzzo
 
 
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New York: incontro degli attivisti di ICAN

27.11.23 - Sandro Ciani, New York - Mondo Senza Guerre e Senza Violenza
 

Domenica 26 Novembre, 10:00-17:00
Brick Church
62 E 92nd St, New York, NY 10128, Stati Uniti

Tale incontro ha lo scopo di preparare gli attivisti della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) al secondo incontro degli Stati parti (2MSP) del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPAN). All’incontro hanno partecipato circa 250 persone in rappresentanza di 100 paesi.

La direttrice esecutiva di ICAN Melissa Parke ha ricordato come il rischio di un’esplosione nucleare per un possibile errore, incidente o sabotaggio incomba quotidianamente sull’umanità; gli impatti sulle popolazioni che hanno subito i test nucleari (come, ad esempio, il Kazakistan) aprono gli approfondimenti relativi agli articoli 6 e 7, come l’assistenza alle vittime e la bonifica ambientale.

La nascita del trattato nel 2017 a NYC e la conseguente istituzionalizzazione, sta permettendo la sua universalizzazione come perno fondante del disarmo nucleare anche nei confronti del trattato di non proliferazione, pur nella consapevolezza che la pressione sugli Stati nucleari dovrà essere continua ed incessante.

Gli interventi della prima parte si concludono con l’ottima notizia che l’Indonesia sta per ratificare il trattato nei prossimi giorni.

Notizie meno positive emergono durante la seconda parte a causa delle recenti crisi internazionali: di fatto, sia Russia che USA stanno modernizzando i loro arsenali, spingendo conseguentemente anche gli altri 7 Paesi nucleari a seguirli, determinando di fatto un effetto domino anche sui reciproci alleati che verrebbero dotati delle cosiddette bombe tattiche.
Addirittura il numero di nuovi Paesi che acconsentirebbero ad ospitare gli ordigni nucleari in Europa potrebbe aumentare, sino ad un massimo di 9 (6 o 7 in più nella Nato, un paio quelli sotto l’influenza Russa).

Ciò comporta notevoli investimenti economici, rischi per la salute nelle aree dove si sviluppano e si stoccano i nuovi ordigni, il tutto in nome di una deterrenza che usa impropriamente la parola sicurezza ammantandola di significati ideologici; non esiste compatibilità tra le armi nucleari e la sicurezza.

L’incontro si chiude con la denuncia che la Russia sta cercando di espandere il suo programma atomico nel continente Africano; da qui la proposta in discussione presso l’Unione Africana di consentire l’uso e la vendita del loro uranio solo e soltanto a scopo pacifico.

Al contempo negli USA, per chiudere la porta all’influenza dell’industria nucleare, si sta pensando di incidere sui livelli educativi di ogni ordine e grado dando coscienza e consapevolezza agli studenti dei catastrofici impatti di tali armamenti.

Sandro Ciani

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SECONDO INCONTRO DEGLI STATI PARTE DEL TPNW (NYC dal 27 nov. al 1 dic. 2023)

Siamo stati direttamente presenti, DE & partners, con il delegato Sandrino Ciani, portando un working paper, per dare qualità alla voce della società civile rappresentata da ICAN. Lavoriamo per il coordinamento con la Campagna NFU nel testo stesso del Trattato. L'universalizzazione del TPNW sarà frutto di una strategia di diplomazia popolare capace di coinvolgere le stesse potenze nucleari, a partire dalla presa d'atto della centralità del rischio costituito dalla deterrenza, rispetto alle argomentazioni giuridiche.

Per sottoscrivere online il documento: 

https://www.petizioni24.com/ican-nfu

Sull'Italia, in particolare, Paese della condivisione nucleare NATO, va continuata la pressione per una denuclearizzazione unilaterale: in questo senso va la denuncia sulla illegalità presentata il 2 ottobre 2023 al Tribunale di Roma.

QUI sotto i resoconti di Sandrino Ciani, di Mondo Senza Guerre e senza Violenza, le nostre considerazioni, e altro materiale relativo alla Conferenza di New York. 

Questo il link ufficiale ai documenti prodotti durante la Conferenza:
https://meetings.unoda.org/meeting/67225/statements

Si è concluso a New York il secondo incontro degli Stati parte del TPAN

02.12.23 - Sandro Ciani
 

Si è concluso Venerdì 1° dicembre a New York il secondo incontro degli Stati parte del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN).

Di seguito alcuni punti salienti dell’incontro avvenuto a NYC dal 27 novembre al 1° dicembre 2023 in base alle note quotidiane condivise:

  1. Un centinaio di Paesi hanno partecipato ai lavori, ossia 59 Stati parte, 11 Stati firmatari e 35 osservatori, dei quali una novantina hanno contribuito in modo dinamico e impegnato all’incontro;
  2. I lavori in corso coinvolgeranno oltre agli Stati anche il Comitato internazionale della Croce Rossa, l’ICAN ed i suoi membri associati e tutte le parti interessate, senza dimenticare il coinvolgimento per la prima volta di un comitato di esperti scientifici che ha lo scopo di valutare gli impatti umanitari causati da tali armi;
  3. Sulla base dei report del Comitato Scientifico sono state presentate nuove prove, anche sugli effetti a cascata sulle forniture alimentari, sul sistema finanziario e sulle forniture energetiche;
  4. Questi studi hanno spinto più di 90 investitori, che rappresentano oltre 1.000 miliardi di dollari di asset in gestione, ad incoraggiare gli Stati a collaborare con la comunità finanziaria per rafforzare ulteriormente le norme e gli obiettivi del trattato, anche per porre fine ai rapporti di finanziamento con l’industria delle armi nucleari;
  5. Una dichiarazione congiunta approvata da 26 organizzazioni guidate da comunità colpite dal nucleare e sostenuta da altre 45 organizzazioni alleate ha affermato: “Abbiamo il diritto e la responsabilità di parlare delle conseguenze reali delle armi nucleari… Chiediamo agli Stati parti del TPAN di spingere incessantemente per la sua universalizzazione”;
  6. Una delegazione di 23 parlamentari provenienti da 14 Paesi, la maggioranza dei quali deve ancora firmare il trattato, si è riunita a margine della conferenza e ha rilasciato una dichiarazione in cui denunciava le minacce nucleari esortando i propri governi a firmare e a ratificare urgentemente il trattato;
  7. A margine dell’incontro si sono svolti più di 65 eventi, tra cui mostre d’arte, concerti, tavole rotonde, cerimonie di premiazione ecc.

Tuttavia, l’aspetto principale sul quale si è convenuto riguarda la “deterrenza nucleare” in quanto rappresenta un problema di sicurezza significativo per il mondo.

Gli stati parte del TPAN hanno convenuto che la politica legata alla deterrenza nucleare rappresenta sia una minaccia alla sicurezza umana che un ostacolo al progresso verso il disarmo nucleare.

La terza riunione degli Stati parti del trattato si svolgerà dal 3 al 7 marzo 2025, sempre a New York.

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Armi nucleari illegali in Italia: la denuncia

L'iniziativa delle associazioni per la denuclearizzazione unilaterale

Il 2 Ottobre è stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma la denuncia sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini.

Tra i denuncianti docenti universitari, avvocati, medici, saggisti, volontari, educatori, casalinghe, pensionati, padri Comboniani. Alcuni di loro sono molto conosciuti come Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli. Portavoce dei 22 è l’avv. Ugo Giannangeli.

Hanno trasmesso la denuncia per conto degli assistiti gli avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo di IALANA Italia.

La denuncia è stata illustrata dai promotori in una conferenza stampa svoltasi, significativamente, di fronte alla base militare di Ghedi, dove fonti autorevoli ritengono che siano presenti ordigni nucleari.

La denuncia fa seguito a una campagna di un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio alla Sezione italiana di IALANA, associazione di giuristi contro le armi nucleari specializzati in Diritto Internazionale, al fine di emettere un parere sulla legalità delle armi nucleari. Questa campagna, assolutamente autofinanziata, ha prodotto il libro Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia edito da Multimage l’anno scorso.

La denuncia chiede agli inquirenti di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’illegalità sulla base della normativa interna e internazionale. Gli inquirenti dovranno infine accertare le responsabilità, anche di rilevanza penale, che ricadono su coloro che hanno importato gli ordigni e/o su chi, illegittimamente, ne ha eventualmente autorizzato l’importazione e la successiva detenzione.

 

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Traduzione di un articolo pubblicato sul New York Times - edizione internazionale del 27 dicembre 2024

link al testo originale: https://www.nytimes.com/interactive/2024/12/17/opinion/trump-nuclear-weapons.html

Parere del board editoriale

 

L'ARSENALE DEL PRESIDENTE

Il comitato editoriale è un gruppo di opinionisti le cui opinioni sono informate da competenze, ricerca, dibattito e alcuni valori di lunga data. È separato dalla redazione.

Negli Stati Uniti, solo il presidente può decidere se usare armi nucleari. È un caso straordinario in cui il potere decisionale di Trump sarà assoluto. Non avrà bisogno di consultare il Congresso, i tribunali o i consulenti senior su quando o come utilizzarli. Avrà mano libera per plasmare la postura, la politica e la diplomazia nucleare della nostra nazione.

Durante la campagna elettorale, Trump ha commentato il pericolo rappresentato dal resto dei crescenti arsenali nucleari del mondo. Il suo ritorno alla Casa Bianca gli offre nuove opportunità per allontanare l'America da queste minacce. La sua amministrazione dovrà agire con urgenza e creatività, dimostrando anche la consapevolezza che le armi nucleari sono troppo pericolose per essere brandite come randelli.

I leader di Cina, Russia e Stati Uniti sono nel bel mezzo di una nuova competizione tra grandi potenze, una lotta globale per il dominio militare, economico e geopolitico. Ma non tutti gli aspetti di questa competizione sono a somma zero, specialmente in materia di armi nucleari. Ci sono ampie opportunità per tutte le parti di migliorare le proprie condizioni di sicurezza nazionale evitando una costosa corsa agli armamenti e un confronto pericoloso.

La maggior parte degli americani non ha mai visto – o forse nemmeno contemplato – cosa serve per essere pronti per un conflitto nucleare. Quest'estate Times Opinion ha ottenuto un raro accesso ravvicinato per filmare l'aspetto che ha avuto negli Stati Uniti. L'osservazione delle procedure di lancio dei missili ha fornito uno sguardo al funzionamento interno di una macchina da guerra che non dovrebbe mai essere messa in moto.

Nel 2024 l'equilibrio nucleare globale sarà più tenue di quanto non lo sia stato negli ultimi decenni.

"Domani potremmo avere una guerra che sarà così devastante che non ci si potrà mai riprendere", ha detto Trump a giugno. "Nessuno può. Il mondo intero non sarà in grado di riprendersi".

L'ultimo grande accordo bilaterale rimasto che limita gli arsenali di Stati Uniti e Russia, il New START, scade tra soli 14 mesi. E i leader russi hanno respinto le offerte dell'amministrazione Biden di discutere un nuovo quadro di controllo degli armamenti nucleari, che segue lo smantellamento di altri accordi volti a ridurre il rischio di conflitto. Siamo sull'orlo del precipizio di vivere in un mondo che non ha restrizioni sul numero di armi nucleari dispiegate.

Il presidente russo Vladimir Putin continua a sollevare lo spettro di un'escalation della sua guerra contro l'Ucraina fino all'uso del nucleare. L'India e il Pakistan hanno circa 170 armi nucleari ciascuno, ma stanno espandendo i loro arsenali. L'intelligence statunitense ritiene che la Cina preveda di raddoppiare entro il 2030 le dimensioni della sua scorta di circa 500 testate, mentre continua la più ambiziosa espansione e diversificazione dei suoi armamenti nella sua storia. La Corea del Nord ha sviluppato missili progettati per colpire l'America. La guerra a Gaza minaccia di espandersi in un conflitto regionale più ampio; Israele ha già armi nucleari e l'Iran si sta avvicinando alla costruzione di una bomba, rischiando una proliferazione a cascata in tutto il Medio Oriente.

Il rischio nucleare non si trova solo tra gli avversari dell'America. Gli alleati senza obiettivi nucleari stanno ora seriamente discutendo se anche loro hanno bisogno di capacità nucleare. Il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, recentemente messo sotto accusa, ha sollevato la possibilità di costruire una bomba, e i sondaggi hanno mostrato che il 70% dei coreani pensa che il paese dovrebbe farlo. Se la Corea del Sud procede, gli esperti presumono che lo farà anche il Giappone. La Germania sta discutendo se sviluppare un proprio programma nucleare, e la Polonia ha cercato un ruolo più attivo nella condivisione nucleare della NATO. Il leader ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky, ha chiarito la necessità della sua nazione di un'arma nucleare se al paese non verrà concessa l'adesione alla NATO.

Se Trump è seriamente intenzionato a rendere l'America di nuovo grande, questa è una questione critica in cui può lasciare il segno. Gli Stati Uniti hanno trascorso la seconda metà del XX secolo e il successivo con un unico obiettivo dichiarato quando si trattava di armi nucleari: rendere il mondo più sicuro da esse. Dopo i devastanti bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, questo obiettivo non era scontato: nei primi decenni della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica hanno ammassato arsenali nucleari abbastanza grandi da distruggere la razza umana molte volte. All'inizio degli anni '60, gli americani e i sovietici sembravano essere in rotta di collisione verso la guerra nucleare, armati della tecnologia più pericolosa che l'uomo abbia mai prodotto.

La crisi dei missili di Cuba ha messo entrambi i paesi su un nuovo percorso. Nel 1963, le superpotenze concordarono il primo trattato sui test nucleari. Nel 1968, molte nazioni del mondo avevano concordato nel Trattato di non proliferazione nucleare un grande accordo: in cambio della rinuncia di tali armi da parte degli stati non nucleari, gli stati nucleari avrebbero lavorato per sbarazzarsi delle loro. Di fronte a una pressione pubblica sempre maggiore, i leader e i diplomatici americani avrebbero trascorso i successivi cinque decenni a guidare lo sforzo per fissare limiti al numero di testate nucleari dispiegate, oltre a stabilire trasparenza e linee di comunicazione chiare. La riduzione dell'arsenale nucleare è diventata uno sforzo bipartisan, generazionale.

Oggi, quasi tutto quel lavoro si è disfatto.

Non si può ignorare che nel suo primo mandato, Trump ha svolto un ruolo significativo nel promuovere almeno una parte del rischio che il mondo deve affrontare ora. Eppure, dato il mutato panorama, gli Stati Uniti non avranno altra scelta che guidare – qualcosa che, in base alla sua retorica elettorale, Trump sembra abbracciare.

In passato, Trump ha detto di aver apprezzato per la prima volta il vero pericolo delle armi nucleari dopo aver parlato con una fonte improbabile: suo zio, un professore del MIT. Nel 1986, quando era ancora principalmente un imprenditore immobiliare di New York, Trump si rivolse all'International Physicians for the Prevention of Nuclear War, che aveva appena ricevuto un premio Nobel per la pace per il suo lavoro di disarmo. Sperava di organizzare negoziati con i sovietici per ridurre la minaccia nucleare.

Ora sarà compito del presidente Trump tirare indietro il mondo dall'orlo del baratro. È tempo di discutere a cosa lui e gli Stati Uniti dovrebbero dare la priorità.

1) L'America dovrebbe rinnovare i colloqui sul controllo degli armamenti

In visita a Hiroshima nel 2016, il presidente Barack Obama era abbastanza ottimista da invitare le nazioni che possedevano armi nucleari ad "avere il coraggio di sfuggire alla logica della paura e perseguire un mondo senza di esse".

L'abolizione è qualcosa che gli Stati Uniti non hanno preso seriamente in considerazione – e che ora non possono permettersi di prendere in considerazione. Con l'espansione nucleare senza precedenti della Cina in corso, il mondo si trova di fronte, per la prima volta, alla realtà non solo di due ma di tre superpotenze nucleari. L'equilibrio strategico bipolare della Guerra Fredda non regge più. I diplomatici americani non hanno altra scelta che capire come riavviare i negoziati sul controllo degli armamenti e gettare le basi per le generazioni future per completare il lavoro del disarmo nucleare.

La prima amministrazione Trump si è rifiutata di firmare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, in linea con la posizione di altre nazioni nucleari sul divieto. Ha anche ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano, dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio e dal Trattato sui cieli aperti. Ma Trump ha dimostrato un'ambiziosa volontà di sedersi al tavolo con Kim Jong-un della Corea del Nord, anche se quei colloqui alla fine non sono andati da nessuna parte.

Ora ha la possibilità di espiare gli errori del passato. Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente dell'Iran, ha segnalato la volontà di riavviare seri negoziati sul nucleare con l'Occidente.

La campagna di Trump ha strombazzato il suo ritiro dall'accordo precedente, ma a settembre il candidato ha detto ai giornalisti che potrebbe essere aperto a nuovi colloqui. Come riportato da Politico, quando gli è stato chiesto a riguardo, Trump ha detto: "Dobbiamo fare un accordo, perché le conseguenze sono impossibili. Dobbiamo fare un accordo".

Trump, a suo merito, coglie i pericoli qui. Forse può anche usare un po' della sua influenza sul presidente Putin per venire a patti sulla questione. Anche in questo caso, parte della sua retorica elettorale offre uno squarcio di speranza. Riferendosi a Putin, Trump ha detto nel 2023: "Dice: 'Sai, siamo una grande potenza nucleare'. Trump ha aggiunto, falsamente: "Non l'ha mai detto quando ero qui. Perché non ne parli. È troppo distruttivo. Non ne parli. Ora ne parlano tutto il tempo".

Per invogliare la Cina al tavolo, Trump potrebbe esprimere un'apertura a dichiarare che gli Stati Uniti non sarebbero i primi a usare armi nucleari. Il presidente eletto ha mostrato la volontà di impegnarsi, invitando il leader cinese, Xi Jinping, al suo insediamento di gennaio.

La Cina ha trascorso l'ultimo anno a segnalare l'importanza di questo problema come requisito necessario per andare avanti in colloqui significativi sul nucleare.

La volontà di impegnarsi in una politica generale di non primo utilizzo può allentare le tensioni e fornire un punto d'appoggio per discussioni più ambiziose.

2) L'America dovrebbe garantire che i divieti sui test nucleari rimangano in vigore

Mentre l'esercito testa ancora regolarmente i missili balistici intercontinentali che sferrerebbero un attacco nucleare, non ha condotto un test sotterraneo esplosivo delle testate stesse in più di tre decenni.

Una moratoria sui test di armi nucleari è stata mantenuta anche in Cina e Russia. Ci sono crescenti timori che la situazione possa presto cambiare, poiché tutte e tre le nazioni aggiornano ed espandono le infrastrutture e i siti necessari per testare le armi nucleari, secondo le immagini satellitari commerciali di Planet Labs PBC. Le foto, analizzate dal James Martin Center for Nonproliferation Studies del Middlebury Institute of International Studies, mostrano che ogni nazione sta aggiungendo edifici, tagliando strade e scavando tunnel, costruzioni che molti temono possano presagire esplosioni vere.

Non c'è bisogno che un'arma nucleare venga usata in guerra per avere un impatto duraturo. Più di 2.000 di queste armi sono state testate nel corso del XX secolo, diffondendo ricadute che colpiscono ancora gli esseri umani, la salute pubblica e l'ambiente. Questo, in parte, è il motivo per cui gli Stati Uniti, insieme a tutti gli altri paesi con armi nucleari, ad eccezione della Corea del Nord, hanno volontariamente osservato una moratoria sui test dagli anni '90. La prossima amministrazione Trump dovrebbe lavorare per assicurarsi che rimanga in vigore.

Il manifesto conservatore Project 2025, pubblicato dalla Heritage Foundation, chiede specificamente di preparare il sito di test nucleari in Nevada per una nuova generazione di test, che – a differenza dei test di Vandenberg – comportano la detonazione di esplosivi nucleari veri e propri. L'estate scorsa, sulla rivista Foreign Affairs, l'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Robert O'Brien, ha scritto che "gli Stati Uniti devono mantenere la superiorità tecnica e numerica rispetto alle scorte nucleari cinesi e russe combinate. Per fare ciò, Washington deve testare nuove armi nucleari per verificarne l'affidabilità e la sicurezza nel mondo reale per la prima volta dal 1992, non solo utilizzando modelli computerizzati". Data questa logica, la Russia e la Cina sarebbero giustificate a pensarla allo stesso modo.

La campagna di Trump ha preso le distanze sia da Project 2025 che dai commenti di O'Brien, e O'Brien non è ancora stato scelto per entrare a far parte della prossima amministrazione.

Se Trump decidesse che gli Stati Uniti dovrebbero riprendere i test nucleari esplosivi, la Cina e la Russia quasi sicuramente seguiranno l'esempio. Putin lo ha già minacciato. Anche le potenze nucleari emergenti, come l'Iran, presumibilmente non sentirebbero alcun freno nell'effettuare i propri test.

Oltre a tutto questo, non ha alcun senso strategico. Ricominciare a testare ora eroderebbe l'enorme vantaggio scientifico di cui godono oggi gli Stati Uniti. Il governo degli Stati Uniti ha condotto più di 1.000 detonazioni nucleari conosciute, più della Cina e dell'Unione Sovietica messe insieme. I dati di questi test, combinati con la nostra impareggiabile potenza di calcolo, hanno permesso all'America di mantenere e migliorare il suo arsenale in un modo che i suoi rivali non possono.

3) L'America dovrebbe rivedere la spesa militare dello Stato

Gli Stati Uniti, la Russia e la Cina stanno ora febbrilmente revisionando i loro arsenali nucleari in ampi sforzi multimiliardari che il governo federale chiama benignamente "modernizzazione". Il Pentagono prevede di aggiornare l'arsenale nucleare nei prossimi 30 anni, compresi i missili, i bombardieri, i sottomarini e le testate, a quasi 2 trilioni di dollari.

Trump potrebbe ritirare parte di questo sforzo. Perché l'esercito americano deve sostituire tutte le sue armi in una volta sola? Centinaia di milioni di dollari potrebbero essere risparmiati semplicemente acquistandone meno. Anche se Trump non vuole cancellare nulla, potrebbe almeno darsi lo spazio politico per ripensare a tali investimenti nominando una commissione per esaminare l'intera gamma e i progressi dei piani di modernizzazione, che sono già fuori budget e in ritardo sulla tabella di marcia.

Il Progetto 2025, tuttavia, respinge gli sforzi del Congresso per trovare alternative più convenienti ai piani attuali, chiedendo invece un'escalation nucleare che potrebbe rivaleggiare con quella del presidente Ronald Reagan al culmine della Guerra Fredda.

Mentre Trump potrebbe aver preso le distanze dal Progetto 2025 durante la campagna elettorale, Christopher Miller, un ex colonnello delle forze speciali dell'esercito degli Stati Uniti che ha servito come suo segretario alla Difesa ad interim, è stato l'autore principale del capitolo di 42 pagine sulla difesa. Alcune altre proposte allarmanti includono che la seconda Casa Bianca di Trump dia priorità alle armi nucleari; sviluppare missili da crociera nucleari lanciati dal mare, che sono stati ritirati all'inizio degli anni '90; e continuare uno sforzo dell'era Biden per sviluppare una "difesa missilistica da crociera della patria" ampia e non testata, il che richiederebbe un significativo aumento del budget per essere finanziato.

Trump ha spesso condannato gli atteggiamenti da falco di altri conservatori. Questo è il momento per lui di dimostrare che crede che l'escalation nucleare sia una cattiva idea. C'è voluto un po' di coraggio politico per Trump per tracciare un percorso indipendente dall'ortodossia repubblicana sulle questioni di guerra e pace, e questa è un'occasione per mettere in pratica le sue opinioni.

4) L'America dovrebbe porre termine all'Autorità unica per l'impiego delle armi

Il presidente Trump comanderà circa 3.700 armi che lui solo è autorizzato a lanciare. Qualsiasi decisione in risposta a un attacco nucleare in arrivo sugli Stati Uniti dovrebbe essere presa in appena 15 minuti.

È la preoccupazione per qualsiasi azione precipitosa che ha portato l'anno scorso il senatore Edward Markey del Massachusetts e il rappresentante Ted Lieu della California, entrambi democratici, a proporre una legge per vietare a qualsiasi presidente di lanciare un'arma nucleare di primo attacco senza l'approvazione del Congresso.

Anche se è improbabile che venga adottato da questo Congresso guidato dai repubblicani, il disegno di legge non minerebbe la capacità di Trump di rispondere a un attacco nucleare, un'autorità che tutti i presidenti hanno avuto e dovrebbero avere.

Concordare che un attacco nucleare preventivo dovrebbe essere approvato anche dal Congresso sarebbe un segnale al mondo che gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a limitare la politica del rischio calcolato nucleare, che le controversie tra le nazioni non dovrebbero trasformarsi in minacce nucleari impulsive del tipo che Putin emette regolarmente. Trump non si indebolirebbe. Avrebbe mostrato al mondo che rifiuta le minacce vuote.

Un paradosso dell'era nucleare è che spesso sono stati i leader più bellicosi a diventare i più impegnati – e i più efficaci – a garantire accordi sul controllo degli armamenti e a ridurre le scorte globali. Dwight Eisenhower, che guidò lo sforzo bellico alleato contro i nazisti, venne a mettere in guardia contro il complesso militare-industriale. Nikita Krusciov e John F. Kennedy erano spavaldi brinksmen fino a quando non hanno portato il mondo vicino all'annientamento. Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov arrivarono a vedere che le armi nucleari erano molto più pericolose in un mondo instabile.

Donald Trump ha condotto una campagna di pace attraverso la forza. Il tempo dirà se riuscirà a mantenere ciò che ha promesso. Ma tutti gli americani dovrebbero gioire se Trump lascia il mondo in un posto più sicuro dalle armi nucleari di quanto non fosse quando è entrato in carica per la seconda volta.

 

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