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NO TASSONOMIA UE PRO NUCLEARE E PRO GAS - RISPETTARE I REFERENDUM SUI BENI COMUNI!
PREMESSA
Siamo ad un passaggio cruciale sulla transizione energetica. Le lobby del nucleare e del gas stanno imponendo a Bruxelles l'inserimento di investimenti nucleari e a metano nel novero degli elenchi da finanziare in varie modalità con i fondi pubblici, cioé con i nostri soldi. Tutto procede con la copertura da noi di Cingolani e Draghi, schierati nel dibattito europeo con la parte più conservatrice e avversa all'ecologia sociale ("integrale" secondo Papa Francesco) e alla diffusione delle fonti rinnovabili. Dobbiamo amplificare una campagna, di cui la mobilitazione del 15 dicembre con la Tenda antinucleare a Roma è stata solo un primo passo, che possa far intervenire su una simile rottura, coinvolgendo le giovani generazioni di attivisti, l'opinione pubblica e le rappresentanze democratiche e del lavoro. Di qui la nostra proposta di condividere, sottoscrivendola, la presa di posizione dei Disarmisti esigenti e di loro partners associativi (WILPF italia, Associazione Laudato Si'), supportata da personalità autorevoli quali Moni Ovadia e Alex Zanotelli. E, solo per fare qualche altro nome, Luciana Castellina, Edo Ronchi, Haidi Giuliani, Massimo Scalia e Guido Viale.
Qui di seguito il testo della dichiarazione da sottoscrivere a supporto della campagna e poi riportato in basso, il comunicato di adesione dell'Osservatorio sul PNRR.
Aggiungiamo due step della mobilitazione di cui la petizione è strumento: l'incontro online del 22 dicembre 2021 - si riporta il verbale che focalizza l'obiettivo di premere dal basso sul Parlamento europeo - e la lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Draghi, inviata il 7 gennaio 2022 da Mario Agostinelli e Alfonso Navarra: di fatto un aggiornamento dell'appello.
La lettera invita il governo italiano a darsi da fare in Europa per creare uno schieramento antinucleare e non invece ad accodarsi a Paesi filonucleari come la Francia; e questa presa di posizione dovrebbe essere manifestata da subito, cioè da prima del 12 gennaio, scadenza importante se consideriamo il percorso che una nota ufficiale della Commissione UE indica per l’iter dell’atto delegato che darà corpo agli aspetti climatici e ambientali del regolamento UE 2020/852.
Segue anche, nella documentazione riportata, l'adesione della Convenzione delle donne, che ringraziamo per avere fatto riferimento al tema dell'aumento delle spese militari e di come il settore militare sia anche un grande consumatore/sprecone energetico ed un grande inquinatore: alla COP26 di Glasgow, consapevoli dell'intreccio tra minaccia nucleare/militare e minaccia climatico/ecologica, abbiamo lavorato per inserire il disarmo negli accordi di Parigi sul clima globale.
Luigi Mosca, scienziato impegnato nella ricerca su materia ed energia oscure, già direttore del Laboratorio sotterraneo di Modane, propone, il 2 gennaio del 2022, un contributo in cui sottolinea che per l'Italia esiste una motivazione specifica - cioè per l'appunto il voto popolare nei referendum - che si aggiunge a quelle di validità generale per escludere l'ipotesi di un ritorno del nucleare.
Riportiamo infine articoli che appaiono il 4 gennaio 2022 sull'edizione cartacea de il Manifesto:
Il governo Draghi dica no a nucleare e gas nell'elenco UE delle energie rinnovabili (per la precisione si tratta di un atto delegato che articola gli aspetti climatici del regolamento 2020/852 sugli investimenti sostenibili - ndr)
di Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia
Ritorno al nucleare, un colpo alla Terra e alla democrazia
di Luciana Castellina
Parigi guida i pro nuke. I dubbi della Germania
di Anna Maria Merlo
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APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE UNITARIA IN VISTA DI BILANCIO 2022 E CONSIGLIO UE: UNICA LOTTA PER TAGLIO DEI SAD, POLITICA ECOLOGICA INDIPENDENTE, TASSONOMIA NO GAS E NO NUCLEARE
Il 15 dicembre al Senato il presidente del Consiglio Mario Draghi farà le sue comunicazioni ai parlamentari in vista del Consiglio Europeo che si terrà a Bruxelles il 16 e 17 dicembre. Sarà un vertice importante per l’Europa perché verranno discusse le priorità e gli indirizzi politici della UE e le prospettive del processo di integrazione dopo la chiusura dell’”era Merkel”.
Indichiamo proprio il 15 dicembre, nel pieno della discussione della legge di bilancio 2022, e alla vigilia dello sciopero generale del 16 dicembre indetto da CGIL e UIL, quale data per metterci insieme per la giustizia ambientale e sociale, a partire dal rispetto dei referendum del 2011, su acqua e nucleare, prefiguranti nel loro risultato inequivocabile un mandato popolare per un welfare che valorizzi i beni comuni e pubblici.
Siamo forze ed esponenti ecologisti e pacifisti, fortemente critici sulla “transizione ecologica” così come viene delineata dalle politiche governative: faremmo meglio anzi a parlare di “non transizione ecologica”, perché quello che costatiamo, nell’assemblaggio incoerente di politiche di bilancio, PNRR e prese di posizione in sede europea, è l’assenza di un qualsiasi serio disegno di attuazione, fondato su un ruolo trainante degli investimenti pubblici, di un Green New Deal degno di questo nome.
Quella che osserviamo con indignazione è la sudditanza, da parte del governo italiano, agli interessi dell’ENI nella politica energetica, ambientale e persino estera: in particolare il ministro Roberto Cingolani ci appare come l'esecutore di una deriva tecnocratica giustificata come "neutralità tecnologica", espressa con il mito infondato del nucleare di quarta generazione e da fusione.
Riteniamo inaccettabile, ad esempio, anche da un punto di vista di moralità democratica e istituzionale (il voto popolare sui referendum non può essere disprezzato!) che, su questa linea, Cingolani, a Bruxelles, per conto del governo italiano, abbia dato il suo via libera all’inserimento di nucleare e gas nella cosiddetta “tassonomia UE” delle tecnologie da raccomandare e sostenere negli investimenti finanziari necessitanti di marchi certificati (e garantiti con soldi pubblici) di “sostenibilità”.
Il nostro giudizio è che, di questa deriva, il principale motore sia la dirigenza dell’ENI che non intende cambiare rotta rispetto alla centralità del gas nella sua politica e nella politica energetica dello Stato.
Pensiamo che, a questo punto, occorra mobilitarsi contro la volontà, taciuta, ma chiara nei fatti, del Governo di non toccare neanche un euro dei finanziamenti pubblici a favore dei fossili (e non dimentichiamo che il nucleare, nel suo significato letterale, è una energia fossile!).
Si tratta non solo dei finanziamenti al CCS, sui quali è acceso da tempo lo scontro, ma di quella marea di 19 miliardi destinati ai "Sussidi Ambientalmente Dannosi" (SAD), cioè per le tariffe agevolate per gli impieghi di idrocarburi di cui fruisce un'ampia platea di settori imprenditoriali.
Ci rivolgiamo – per riempire le piazze come oggi è necessario - con particolare speranza e fiducia ai giovani attivisti che in questi ultimi anni hanno dato vita a grandi manifestazioni per superare l’emergenza climatica e ambientale: nuove politiche orientate alla piena occupazione “verde”, in una società strutturalmente pacifica (energie rinnovabili e disarmo!), trovano radici proprio in quel cambiamento radicale di rotta che essi invocano nei loro “strikes” per evitare il collasso incombente della civilizzazione umana.
La nostra proposta è di darci un primo appuntamento a Roma, dalle ore 15:00, in continuità con la Tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini, e di altre esperienze di attiva partecipazione sociale, sotto il Ministero dell’economia e delle finanze, in via XX Settembre, 97.
In collegamento con questa manifestazione, speriamo il più possibile partecipata, riteniamo utile organizzare un incontro on line alle 18:00 per commentare insieme il discorso di Mario Draghi, cioè il suo programma di candidato a perno “conservatore” per la gestione di nuovi equilibri neoliberisti in Europa.
Intendiamo proporre in alternativa, anche alle forze sindacali impegnate nello sciopero generale, soluzioni di conversione ecologica (bellissima espressione usata da Papa Francesco), che non ignorino le sfide epocali che siamo obbligati a fronteggiare: perché le ansie per “la fine del mese”, ce lo insegnano i giovani attivisti impegnati a spegnere l’incendio di una Terra che brucia, devono essere messe in relazione con la preoccupazione per la “fine del mondo” da scongiurare.
Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Mario Agostinelli, Alfonso Navarra, Patrizia Sterpetti, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleanora Evi, Federico Butera, Antonia Sani, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Ennio La Malfa, Renato Zanoli, Guido Viale, Antonio De Lellis, Andrea Bulgarini
Ennio Cabiddu - Luigi Mosca – Oliviero Sorbini- Daniele Barbi - Fabrizio Cracolici e Laura Tussi - Elio Pagani - Keivan Motavalli - Gian Piero Godio - Maurizio Bucchia - Antonella Nappi - Marco Zinno - Enrico Peyretti - Marco Palombo - Rocco Altieri - Mino Forleo - Vittorio Pallotti - Teresa Lapis - Renato Napoli - Angelo Gaccione - Giuseppe Natale - Renato Ramello - Sabina Santovetti - Alessandra Mecozzi - Olivier Tourquet - Luciano Benini - Claudio Carrara - Elisabetta Donini -
Coordinamento organizzativo:
Disarmisti esigenti - Alfonso Navarra cell. 340-0736871 email alfiononuke@gmail.com;
con il supporto di WILPF Italia e Associazione Laudato Si'
Altre info su:
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DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA E MARIO AGOSTINELLI
LETTERA APERTA AL GOVERNO (7 gennaio 2022 - AGGIORNAMENTO DELL'APPELLO)
Signor presidente del Consiglio Mario Draghi
Le scriviamo a nome dei sottoscrittori di un appello già lanciato a fine novembre (si vada on line su https://www.petizioni.com/notassonomianukerispettareferendum) che ha raccolto forze ed esponenti ecologisti e pacifisti, fortemente critici sulla “transizione ecologica” così come viene delineata in Italia e in Europa dalle politiche governative e comunitarie: faremmo meglio anzi, se si fa un bilancio complessivo, a parlare di “non transizione ecologica”!
Ci sembra francamente vergognoso che la Commissione europea, il 2 gennaio 2022, abbia reso pubblica, e dunque praticamente ufficiale, una proposta, in verità da tempo preannunciata, di definizione degli aspetti climatici ed ambientali della classificazione delle fonti “sostenibili” in cui vengono appunto incluse sia l'energia nucleare che il gas! Per quanto riguarda il gas si tratterebbe di una stolta reiterazione del modello centralizzato delle fonti fossili reso letale nel caso di investimenti aggiuntivi che comporterebbero ulteriori emissioni di climalteranti.
Per il caso del nucleare il silenzio o l’assenso del governo andrebbe oltre ogni più impudente previsione. Riteniamo infatti particolarmente inaccettabile da parte del governo italiano un disimpegno, perché qui entra in gioco il disprezzo del voto popolare nei referendum del 2011: il nostro ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, a Bruxelles ha di fatto dato, con ripetute dichiarazioni pubbliche, anche se non con atti formali, il suo via libera alla bozza nuclearista della presidente Von der Leyen.
Dovremmo, anche per lealtà istituzionale e democratica, darci da fare in Europa per creare uno schieramento antinucleare e non invece accodarci a Paesi filonucleari come la Francia; e questa presa di posizione dovrebbe essere manifestata da subito, cioè da prima del 12 gennaio, scadenza importante se consideriamo il percorso che la stessa nota ufficiale della Commissione UE indica per l’iter dell’atto delegato che darà corpo agli aspetti climatici e ambientali del regolamento UE 2020/852.
Il nucleare, per quanto lo si presenti proiettato verso una quarta generazione tutta di là da venire, non possiamo assolutamente considerarlo una fonte "pulita" né tantomeno esente da rischi (su questo condividiamo pienamente l'opinione del popolo italiano): comunque è una fonte “estrattiva” e sicuramente non rinnovabile; una tecnologia in ogni caso da non raccomandare e sostenere negli investimenti finanziari necessitanti di marchi certificati (e garantiti con soldi pubblici).
Siamo costretti pertanto a rinnovare per l'ennesima volta la nostra esortazione al suo governo di rispettare la volontà dell'espressione di voto popolare. Un popolo - ci scusi l'insistenza su questo concetto - cui dovremmo oltretutto essere riconoscenti per la sua lungimiranza, invece di bollarlo nei discorsi pubblici come "emotivo" e "irrazionale". Un esempio tra tanti: consideriamo che i quattro EPR francesi che avremmo dovuto costruire in base agli accordi Berlusconi – Sarkozy ci sarebbero venuti a costare non 3,3 miliardi ma circa 20 miliardi di euro a testa (e a Flamanville la centrale non è ancora pronta!). Consentire che il nucleare sia inserito nella tassonomia UE servirà solo a nascondere l’aiuto allo Stato atomico francese indebitato da scelte queste sì irrazionali di “grandeur” degne di miglior causa. Perché tra i motivi di opposizione al nucleare non ultimo è il suo carattere proliferante dal punto di vista militare, oltretutto persino esplicitamente rivendicato dal presidente Macron.
Accettare nella tassonomia europea il nucleare è inquinare i futuri green bond europei fin dalla loro nascita. E collocarci anche il gas fossile, sia pure con limiti di C02 al kilowattore, è come incaponirsi a incardinare e a stabilizzare una fonte che invece dovremmo subito andare a ridimensionare sostituendola con le rinnovabili.
Su queste posizioni e per illustrarLe la nostra impostazione di conversione ecologica siamo disponibili ad incontrarci con lei in ogni momento.
Coordinamento della iniziativa “Contro la tassonomia UE pro nucleare e pro gas, per il rispetto dei referendum sui beni comuni” sottoscritta, tra gli altri, da: Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Edo Ronchi, Massimo Scalia, Marco Bersani, Luciana Castellina, Eleonora Evi, Federico Butera, Antonia Sani, Patrizia Sterpetti, Massimo Serafini, Haidi Gaggio Giuliani, Vittorio Bardi, Guido Viale, Antonio De Lellis, Andrea Bulgarini - Ennio Cabiddu - Luigi Mosca – Oliviero Sorbini- Daniele Barbi - Fabrizio Cracolici e Laura Tussi - Keivan Motavalli - Gian Piero Godio - Maurizio Bucchia - Antonella Nappi - Marco Zinno - Enrico Peyretti - Rocco Altieri - Mino Forleo - Vittorio Pallotti - Teresa Lapis - Angelo Gaccione - Giuseppe Natale - Renato Ramello - Sabina Santovetti - Alessandra Micozzi - Olivier Tourquet - Luciano Benini - Claudio Carrara - Elisabetta Donini –Ennio La Malfa, Renato Zanoli,
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DA PARTE DI OSSERVATORIO SUL PNNR
(COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITIZIONALE - LAUDATO SI' - NOSTRA!)
IL GOVERNO FERMI LA PROPOSTA DI INSERIRE NUCLEARE E GAS TRA LE ENERGIE VERDI IN EUROPA
Un conto è affermare che per realizzare gli obiettivi climatici c’è bisogno di un periodo di transizione a causa dei ritardi dei Governi europei nel realizzare gli obiettivi indispensabili per contenere la crescita della temperatura entro 1,5 gradi.Altro è spacciare nucleare e gas naturale per quello che non sono, cioè energie “verdi” come vento, sole, acqua, terra. Questo tentativo di alterare la verità punta a permettere ai paesi che hanno centrali nucleari di utilizzare i fondi europei per alleggerire i costi proibitivi del nucleare e ad altri di fingere di non sapere che il metano produce CO2, anche se in combustione meno del carbone, ed è molto inquinante nell’atmosfera per la dispersione derivante da estrazione e lavorazione.Il Governo italiano, in particolare il Ministro Cingolani, anziché mantenere una posizione limpidamente contraria ha appoggiato il pasticcio che l’Europa potrebbe approvare nei prossimi giorni, se i paesi ancora contrari non insisteranno per bloccare questo tentativo.Per di più i prezzi delle fonti fossili, soprattutto del gas naturale, sono esplosi, non tanto in rapporto con la ripresa post pandemia, quanto per un’enorme speculazione finanziaria che scommette sull’aumento dei prezzi di questi prodotti, usando come in passato i futures. Gli analisti non hanno spiegazioni per questi aumenti che non hanno fondamento economico ma puramente speculativo.La speculazione si batte solo se nel tempo più rapido possibile viene realizzato un piano di investimenti nelle fonti alternative, in coerenza con gli obiettivi europei per il 2030. L’Italia ha l’obiettivo di 70 Giga Watt di fonti alternative al 2030, che al ritmo attuale non verrà mai raggiunto. Investimenti a ritmo incalzante e le indispensabili semplificazioni procedurali possono facilitare la realizzazione dell’obiettivo, ma il Governo pensa ad altro ed è in ritardo sugli stessi impegni presenti nel PNRR.In Germania il nuovo governo ammette di avere bisogno del gas nella transizione, ma conferma l’uscita dal nucleare entro il 2022, si impegna a dismettere il carbone entro il 2030, anziché il 2038, non pretende di fare passare il gas come fonte rinnovabile ma si impegna a realizzare centrali a gas solo per il periodo strettamente necessario.In Italia nulla di tutto questo. Né sincerità, né chiarezza, né un progetto sulle rinnovabili degno di questo nome. Anzi, attraverso Terna si continua con le aste per avere energia a disposizione per le fasi di carenza elettrica nella rete senza porre la condizione delle fonti di alimentazione e “dimenticando” che l’Italia ha la possibilità di usare i pompaggi dell’idroelettrico.Si parla di aste a 9 zeri i cui costi vengono scaricati sulle bollette elettriche, come del resto avviene con gli enormi costi dello smaltimento delle scorie nucleari.Per questo il Governo dovrebbe ripensarci, impegnando il Ministro Cingolani a cambiare strada. Il nucleare in Italia non è credibile, non ci sarebbe neppure il tempo entro il 2030 e in ogni caso dovremmo prima passare attraverso un referendum popolare che sconfessi quelli precedenti.Il Governo deve rendersi conto che sostenere il nucleare e il gas nella tassonomia verde comprometterebbe la sua credibilità in Italia e in Europa, costruita con impegni al G20 e alla Cop 26, e soprattutto confermerebbe che la spinta per la transizione ecologica erano solo parole, perché nei fatti prevalgono politiche a sostegno dell’uso delle fonti fossili climalteranti e dei gruppi economici e delle aziende che vogliono continuare a fare profitti scaricando le conseguenze su salute e ambiente. Sarebbe il fallimento della transizione ecologica di cui si parla nel PNRR e delle speranze che ha suscitato. Il PNRR diventerebbe solo uno strumento per spendere soldi allo scopo di finanziare i soliti gruppi economici e di potere.
Sosteniamo la proposta di un primo appuntamento a Roma il 15 dicembre prossimo, dalle ore 15,00, sotto il Ministero dell’economia e delle finanze, in via XX Settembre 97, in continuità con la Tenda antinucleare delle cittadine e dei cittadini, e altre esperienze di attiva partecipazione sociale.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia 11/12/2021
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La convenzione delle donne - #governodilei aderisce e sostiene la
mobilitazione proposta da Disarmisti esigenti, Wilpf Italia e
Osservatorio del lavoro, contro l’inserimento di investimenti nucleari e
a metano negli elenchi da finanziare con fondi pubblici, con la
convinzione che non possa esserci un femminismo che non sia
autenticamente ecologista e che sia ipocrita parlare di transizione
ecologica e contemporaneamente portare le spese per la difesa armata
nell’anno 2021 alla quota di ben 25 miliardi di euro, in barba alla
grave crisi economica che stiamo attraversando, ignorando che il settore
della difesa ha un elevato impatto negativo ambientale, essendo il più
grande utilizzatore di idrocarburi al mondo e il maggiore consumatore di
energia.
Le pressioni delle lobby del gas e del nucleare sulle scelte europee
trovano sponda in Italia grazie alla posizione conservatrice di Draghi e
Cingolani, che confligge con una transizione ecologica attenta al
sociale e all’utilizzo diffuso di fonti rinnovabili.
La mobilitazione proposta per il 15 dicembre coincide con il convegno
organizzato alla Camera e dal titolo che non lascia spazio ad ambiguità:
"Il nucleare decisivo per la transizione energetica".
Noi non ci stiamo, vogliamo praticare una transizione ecologica vera,
che preveda l’abbandono dei combustibili fossili, il rispetto del
risultato del referendum contro l’utilizzo di energia nucleare, la
riduzione drastica degli investimenti in campo della difesa.
Grazie per la lodevole iniziativa,
Ufficio Stampa Governo Di Lei
www.governodilei.it
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LA NOSTRA OPPOSIZIONE ALLA TASSONOMIA PRO NUCLEARE E PRO GAS DEVE PROSEGUIRE SENZA AMBIGUITA'
APPELLO ALLA STAMPA PERCHE' AIUTI I CITTADINI IN UN CHIARIMENTO NON PIU' RINVIABILE (2gennaio 2022 - sulla base della decisione dell'incontro online del 22 dicembre 2021)
Per la UE nucleare e gas sono verdi”. Questo è un titolo apparso su Repubblica il 2 gennaio 2021. Ma quasi tutti i giornali ne hanno parlato. Ed anche i notiziari radio e TV. Sulla stampa nazionale ha avuto quindi spazio l'annuncio della Commissione UE che si riferisce alla possibile inclusione dell'energia nucleare e del gas naturale tra le fonti “sostenibili” da finanziare. La Commissione europea ha avviato ad inizio 2022 le consultazioni con il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile e la piattaforma sulla finanza sostenibile su una bozza di testo di un atto delegato complementare di “tassonomia” (regolamento 2020/852) che copre le attività relative al gas e al nucleare.La tassonomia dell'UE secondo la Commissione si propone di guidare e mobilitare gli investimenti privati nelle attività necessarie per raggiungere la neutralità climatica nei prossimi 30 anni. Recita testualmente il comunicato della Commissione (rinvenibile su: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2) “Tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione tra gli Stati membri, la Commissione ritiene che il gas naturale e il nucleare possano svolgere un ruolo come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle energie rinnovabili. Nel quadro della tassonomia, ciò significherebbe classificare queste fonti energetiche a condizioni chiare e rigorose (ad esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035), in particolare perché contribuiscono alla transizione verso la neutralità climatica.Inoltre, per garantire la trasparenza, la Commissione modificherà l'atto delegato sulla divulgazione della tassonomia in modo che gli investitori possano identificare se le attività includono attività nel settore del gas o nucleari e in quale misura, in modo da poter effettuare una scelta informata.
Prossimi passi del percorso istituzionale
Il comunicato della commissione UE delinea anche le tappe del percorso istituzionale che dovrebbe portare all'entrata in vigore del provvedimento.
“La piattaforma sulla finanza sostenibile e il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile devono essere consultati su tutti gli atti delegati ai sensi del regolamento sulla tassonomia, dato il loro ruolo di esperti previsto dal regolamento sulla tassonomia. Avranno tempo fino al 12 gennaio per fornire i loro contributi.La Commissione analizzerà i loro contributi e adotterà formalmente l'atto delegato complementare nel gennaio 2022. Sarà quindi inviato ai colegislatori per il loro esame. Analogamente al primo atto delegato sul clima, il Parlamento europeo e il Consiglio (che hanno delegato alla Commissione il potere di adottare questo atto delegato) avranno quattro mesi per esaminare il documento e, qualora lo ritengano necessario, per opporvisi. In linea con il regolamento sulla tassonomia, entrambe le istituzioni possono richiedere ulteriori due mesi di tempo per l'esame. Il Consiglio avrà il diritto di opporsi a maggioranza qualificata rafforzata inversa (il che significa che per opporsi all'atto delegato è necessario almeno il 72% degli Stati membri (cioè almeno 20 Stati membri) che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'UE), e il Parlamento europeo a maggioranza semplice (ossia almeno 353 deputati in plenaria). Una volta terminato il periodo di controllo e ammesso che nessuno dei colegislatori si opponga, l'atto delegato (complementare) entrerà in vigore e si applicherà”.
La tassonomia dell'UE viene proposta dalla Commissione quale strumento di trasparenza basata su pareri scientifici per le aziende e gli investitori introducendo obblighi di informativa a carico delle società e dei partecipanti ai mercati finanziari.
Per maggiori informazioni istituzionali si può consultare il sito web della DG FISMA sulla finanza sostenibilehttps://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/banking-and-finance/sustainable-finance_en
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Noi Disarmisti esigenti & partners siamo assolutamente contrari a questo approccio e stiamo rispondendo subito, nello spirito delle nostre "tende antinucleari", con una iniziativa rivolta alla stampa nazionale a cui chiediamo di fare il suo mestiere rispetto a una situazione che riteniamo molto importante: chiarire le effettive posizioni tra gli stessi ecopacifisti perché oggi c'è chi manifesta una ingiustificabile ambiguità rispetto all'opposizione contro il nucleare.
Questa ambiguità è una caratteristica della confusione che – a nostro parere - caratterizza il panorama politico contemporaneo e che non dobbiamo ulteriormente contribuire a ingarbugliare: è bene che gli ecologisti facciano limpidamente il loro mestiere e non si lascino mescolare con tesi che rappresentano, storicamente e logicamente, il contrario di ogni lotta che hanno condotto da quando sono nati e si sono riconosciuti come componente culturale e politica autonoma e indipendente.
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CONTRIBUTO DI LUIGI MOSCA (2 gennaio 2022)
Circa il ‘nucleare civile’, a me sembra che vadano distinti due piani nell’argomentare la sua esclusione dalla tassonomia ‘verde’ 1) il piano tecnologico e della sicurezza, per sua natura oggettivo ed universale, quindi valido per tutta l’Unione Europea (ed anche per il mondo intero).Su questo piano risulta che l’energia nucleare : - non è pulita, principalmente a causa delle scorie radioattive prodotte e da gestire e dello smantellamento dei reattori in fin di vita- non è rinnovabile, poiché fossile (necessità di estrarre l’Uranio ed eventualmente il Torio)- non è sicura, poiché non è possibile eliminare il rischio di incidenti, anche gravissimi, dovuti a possibili errori nella costruzione o nel corso del funzionamento dei reattori, ad eventuali attacchi terroristici (bombe, ciber-attacchi, etc), ad eventi di origine geologica (terremoti, tsunami, …) ed anche semplicemente all’invecchiamento delle installazioni - favorisce la proliferazione del nucleare militare- il contributo alla riduzione del CO2 è attualmente marginale (≈2%) e rimarrebbe verosimilmente tale per parecchi anni, data l’età media (≈ 35 anni) dei reattori attuali (≈ 440), che dovranno quindi essere eliminati, smantellati ed (eventualmente) sostituiti.- infine il costo dell’energia nucleare è in continuo aumento, mentre quello delle energie rinnovabili (soprattutto il solare) è in continua diminuzione. 2) il piano sociale e politico : quello dei referendum, cioè della volontà popolare, che riguarda in particolare l’Italia. Per l’Italia esiste quindi una doppia motivazione per escludere l’ipotesi di un ritorno del nucleare (che sia di 3a o di 4a generazione) : la prima di validità generale e la seconda specifica all’Italia.
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Il Manifesto del 4 gennaio 2022
Il governo Draghi dica no a nucleare e gas nell’elenco Ue delle energie rinnovabili
di Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia
La decisione della Commissione Europea di forzare la mano inserendo nelle energie rinnovabili anche nucleare e gas fossile va fermata. È un grave errore che contraddice le scelte fin qui fatte per dare alla questione ambientale e climatica la centralità che deve avere nelle scelte della transizione ecologica.
Solo alcuni mesi fa le proposte della Commissione erano volte a scelte impegnative come l’accelerazione per investire sulle energie rinnovabili (sole, acqua, vento, terra) per raggiungere gli obiettivi contenuti nel piano della Commissione “Fit for 55%”.
I poteri economici e la speculazione finanziaria legati alle energie fossili hanno reagito a queste proposte provocando un aumento senza precedenti dei prezzi del gas e dei derivati dal petrolio, che non trovano giustificazioni nella ripresa economica mondiale, per condizionare le scelte europee, per ottenere vantaggi immediati, per rinviare il più possibile la sostituzione dei combustibili fossili nella produzione elettrica. Al punto che le navi dagli Usa vengono a vendere in Europa il loro shale-gas sfruttando l’enorme differenza dei prezzi.
Gli impegni presi dal G20 e dalla Conferenza di Glasgow COP 26 poche settimane fa, già inadeguati, per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi sono ora contraddetti pesantemente, malgrado la gravità delle conseguenze del cambiamento climatico siano sotto gli occhi di tutti.
Non avevano del tutto torto i giovani che hanno commentato gli impegni presi sul clima come un bla bla.
La Commissione Europea, mentre si piega di fronte all’offensiva dei poteri economici e finanziari che vogliono continuare a puntare sui combustibili fossili e provano a rilanciare il nucleare (pericoloso, genera scorie radioattive), non assume una forte iniziativa a sostegno delle energie rinnovabili per arrivare al 40% di realizzazioni entro il 2025 come lei stessa ha raccomandato.
Per quanto riguarda l’Italia non si comprende perché il Ministero della Transizione Ecologica, già disattento ad eolico e fotovoltaico, che pure sono il “petrolio nazionale”, non preveda neppure di usare gli oltre 7.000 MegaW disponibili con i pompaggi idroelettrici per garantire il bilanciamento dell’elettricità nella rete nei momenti di insufficienza. Inoltre il Ministro si vanta di avere approvato investimenti nell’eolico per 700 MegaW, quando stando a Terna sono giacenti 40 domande inevase di eolico off shore per 17.000 MegaW che potrebbero portarci rapidamente a raggiungere il risultato previsto per il settore nel 2030 già nei prossimi anni. Occorrono piani, decisioni, investimenti incoraggiati e sostenuti.
Inoltre le parole dell’Amministratore delegato dell’Enel Starace sono state chiare: è una follia dipendere dal gas. L’aumento dei prezzi del gas fossile dovrebbe convincere tutti che le 48 centrali a turbogas (Il Sole 24 Ore, 7.12.21) in progetto per 20.000 MegaW di potenza sarebbero un disastro economico ed ambientale.
Del resto l’energia da fonti rinnovabili costa già oggi di meno. L’aumento del gas non è frutto del destino ma di errori nei contratti di fornitura e del blocco delle vie di approvvigionamento per ragioni che nulla c’entrano con le convenienze del nostro paese e dell’Europa.
Il Ministro Cingolani e l’insieme del Governo hanno gravi responsabilità per avere lasciato il nostro paese alla mercé della speculazione sui fossili, impiegando molti miliardi pubblici ma del tutto insufficienti a fronteggiare questa speculazione, straparlando di nucleare di quarta generazione, che comunque sia non è disponibile oggi, al solo fine di strizzare l’occhio alla pressione francese sul nucleare, dimenticando che ben 2 referendum hanno bocciato il nucleare in Italia.
La Francia sostiene il nucleare per ragioni di politica di potenza, per il rapporto tra nucleare civile e militare (force de frappe) che è sempre stato un ostacolo alla costituzione di un esercito europeo, per i costi spropositati del nucleare francese a carico dello Stato. Per questo Macron punta ad attingere ai 40 miliardi del NGEU che l’Europa passerà alla Francia senza chiederne la restituzione e spera di ottenere altri finanziamenti a condizioni migliori. Altri paesi sostengono questa scelta nucleare ma l’Italia non può e non deve farlo, al contrario deve schierarsi con Germania, Austria ed altri paesi che si sono espressi contro la proposta della Commissione.
Nucleare e gas non debbono entrare nella tassonomia verde europea perché non sono fonti rinnovabili e quindi va bloccato il loro accesso ai finanziamenti del recovery fund.
Il nuovo governo tedesco, ad esempio, ha indicato una transizione ecologica per la Germania, confermando la chiusura di 3 centrali e l’uscita dal nucleare entro la fine del 2022, con obiettivi al 2030 che possono essere un riferimento anche per l’Italia.
Non è certo la filosofia del “liberi tutti”, che il Governo sembra ora volere perseguire, quella che realizza gli impegni e le promesse del Presidente Draghi nel G20 e nella Cop 26 per fronteggiare l’alterazione del clima e le sue conseguenze.
Per queste ragioni chiediamo al Governo di bocciare la proposta della Commissione di inserire nucleare e gas fossile nella tassonomia europea, ora al vaglio dei 27 Stati e del Parlamento europeo.
Ritorno al nucleare, un colpo alla Terra e alla democrazia
Greenwashing europeo. Silenzio del Pd, che sta zitto da mesi, come del resto D’Alema che adesso torna a casa perché quel partito che aveva abbandonato con clamore è tornato ad essere bravo
di Luciana Castellina
Se si voleva dare un altro schiaffo alla politica, e dunque alla democrazia, non si sarebbe potuto fare di meglio: dopo aver lanciato allarmi (sacrosanti), raccolto pareri scientifici (accurati e maggioritari), dichiarato che era necessaria una drastica svolta nel nostro modo di produrre e consumare per far fronte alla minaccia incombente della distruzione della Terra e dell’umanità che vi abita (in prima fila negli appelli Von der Leyen), la Commissione europea rende pubblica, e dunque ufficiale, una proposta di definizione della tassonomia – che indica quali siano le fonti energetiche da considerare rinnovabili – in cui vengono incluse sia l’energia nucleare che il gas!
Guardiamo la Tv per cercare una reazione: burocratica informazione del corrispondente da Bruxelles per avvertire che la decisione dovrà comunque passare per l’approvazione del Parlamento e naturalmente dei governi europei.
Aspettiamo con ansia un parere, almeno un primo giudizio del nostro, almeno dei partiti che lo compongono: niente, tutti troppo occupati a trattare l’elezione del presidente della Repubblica.
Silenzio assordante anche del Pd, che su questi temi sta zitto ormai da mesi, come del resto D’Alema che adesso scopre che torna a casa perché quel partito che aveva abbandonato con clamore qualche anno fa è tornato ad essere bravo. Non avrebbe dovuto aspettare perlomeno qualche prova più consistente dell’avvenuto ravvedimento, a partire da una decisa presa di posizione in merito alle ripetute dichiarazioni del ministro “della finzione ecologica” Cingolani a favore del nucleare e del gas, che non dovrebbe esser considerata una allegra distrazione?
(Come invece appare, perché nessuno dei nostri ministri, e tanto meno il presidente del consiglio, hanno sentito la necessità di dichiarare che, almeno per ora, quelle erano solo posizioni personali di Cingolani).
Solo i 5Stelle, per voce del loro vice, a nome del Movimento e non ancora come partner del governo, si sono per fortuna differenziati annunciando il loro dissenso.
A parlare in Europa per ora sono stati la vicepresidente del governo spagnolo, la compagna di Podemos, Yolanda Diaz, con l’invito alla Commissione di “riconsiderare questa decisione per evitare di allontanarsi dalla evidenza scientifica e dalla domanda della società”.
Così anche, in un primo tempo, il vice-cancelliere del governo tedesco, il verde che ha definito “disgustosa” la posizione emersa a Bruxelles, stretto nel suo semaforo, dal giallo partner liberale e dal rosso cancelliere Spd (che però alla fine si è dichiarato anche lui contrario, peraltro già impegnato dalla chiusura delle centrali tedesche).
Chi ha dunque deciso questa spettacolare resurrezione del nucleare e assoluzione del gas? La famosa governance, l’oscura fascia di sconosciuti esperti, a cui, da quando 50 anni fa la Trilateral decise che l’economia era troppo importante per affidarla alla politica, e consegnò, col plaudente consenso di America, Europa e Giappone, ai tecnocrati, esonerati da ogni controllo e dal dovere di rispondere ai cittadini, ogni delibera importante, loro sono diventati i veri titolari di una sovranità popolare espropriata.
Nessuna ragione, se mai ne esistessero, viene portata per giustificare questa scelta che, se verrà compiuta, non permetterà di realizzare né l’obiettivo del 55% di fonti rinnovabili al 2030, né contenere nel 2050 l’aumento della temperatura di 1,5%.
Le conseguenze sui popoli, soprattutto sulla loro parte più fragile e povera, saranno pesantissime in termini di sicurezza e qualità della vita. E di spesa: salvo per la Francia, che di pericolose centrali nucleari ne ha già molte, costruirne di nuove impiega almeno 10 anni e a costi proibitivi.
A questo punto entrare nel merito del documento serve a poco. Il problema non è tecnico, ma solo politico.
Ci sono ancora margini per fermare questa vera e propria porcheria. Ora comincia l’ iter dell’approvazione definitiva: prima il consiglio dei ministri e poi il parlamento europeo, i cui pareri non sono del tutto scontati e su cui è dunque possibile incidere. È inutile ricordare quanto sarebbe importante che l’Italia, che sul No al nucleare ha già vinto due referendum, facesse parte di questa opposizione. Fino ad ora il suo ruolo è stato completamente negativo, viste le ripetute dichiarazioni filo nucleari e filo metano del ministro Cingolani e che mai Draghi ha smentito o commentato.
Saremmo curiosi di sapere se negli incontri con Macron e con il nuovo cancelliere tedesco Scholz si sia discusso di nucleare e gas e soprattutto che impegni sono stati già presi da Roma.
C’è da domandarsi come sia possibile che su un argomento così importante, su cui si decide il futuro del paese e del governo di larghe intese, alzi la voce solo la Lega con Salvini. Lui vuole riaprire al nucleare, anche eventualmente promuovendo un altro referendum. Evidentemente si sente in grado di garantire che nelle regioni a guida Lega saranno pronti ad aprire i rispettivi territori alle discariche dei rifiuti pericolosi, che dovrebbe essere la condizione per autorizzare la costruzione delle centrali.
Ci chiediamo se il leader leghista abbia già informato i suoi presidenti di regione per informarli che dovranno mettere a disposizione i loro territori per ospitare i rifiuti radioattivi, visto che il documento europeo permette di costruire centrali nucleari fino al 2045, ma alla condizione che ci sia un piano preciso di smaltimento delle scorie.
Il Pd è assente da sempre da questa discussione sulla tassonomia. Non vuole disturbare Draghi e quindi tace? Pensa che l’argomento abbia un peso modesto sul futuro del paese e più in generale dell’Europa? Un drammatico errore.
È augurabile che la mobilitazione sociale contro gas e nucleare, decisa per il mese di gennaio da Legambiente insieme ad una vastissima rete associativa e a importanti settori della Cgil, lo scuota e gli faccia cambiare idea. Sarebbe una scelta determinante per rimettere in discussione tutto, facendo saltare l’intesa raggiunta sul documento.
Il voto dell’Italia è determinante e quindi non basta che finalmente il Pd si esprima e dica come la pensa, ma si proponga di aprire un confronto nel governo per spingerlo ad opporsi a una scelta così negativa. Non dare importanza alle scelte di quel documento significa collocare il Pd fuori dalla lotta al cambio climatico e quindi fra le forze negazioniste. Non è cosa di poco conto, una quisquilia che non deve disturbare le strategie intese a formare nuove maggioranze su chi dovrà o meno governare e presiedere l’Italia.
Parigi guida i pro-nuke. I dubbi della Germania
L'atomo fuggente. Anche l’Europa in ordine sparso
di Anna Maria Merlo
Per Emmanuel Macron, ormai convertito al nucleare, è un regalo di inaugurazione del semestre di presidenza francese della Ue: la Commissione ha ufficializzato che «sulla base di pareri scientifici e tenuto conto dei progressi tecnici», il gas naturale e l’energia nucleare hanno «un ruolo da svolgere per facilitare il passaggio» verso le energie rinnovabili. La «tassonomia» Ue comprenderà negli «atti delegati» (decreti di attuazione) anche il gas e il nucleare.
La Commissione aspetta fino al 12 gennaio eventuali «contributi» degli esperti nazionali, per poi dare il via libera agli investimenti in queste due energie controverse, la tassonomia serve a «guidare e mobilitare» i finanziamenti, con l’obiettivo della neutralità carbone nel 2050. Restano 4 mesi (più 2, se richiesti) per tentare di bloccare questa scelta. La parola passa al Consiglio, che nel dicembre scorso non ha trovato un’intesa e che per far cambiare idea alla Commissione dovrebbe raggiungere un’impossibile maggioranza rovesciata (72% degli stati membri, cioè almeno 20 paesi rappresentanti di almeno il 65% della popolazione della Ue). E al Parlamento, che potrebbe bloccare con una maggioranza semplice (353 seggi).
C’è un blocco pro-nucleare, guidato dalla Francia, che aggrega una dozzina di paesi, molti dell’est. Sul fronte opposto, l’Austria ieri ha confermato che denuncerà la Commissione alla Corte di Giustizia, perché la scelta di inserire nella tassonomia il nucleare contraddice una legge del 2020 (i Greenbonds emessi dalla Commissione escludono investimenti nel gas e nel nucleare). Il ministro lussemburghese dell’Ambiente, Claude Turnes, parla di «una provocazione», la ministra spagnola, Teresa Ribeira, ha ribadito che «gas e nucleare non sono verdi». In mezzo al guado c’è la Germania: il ministro dell’economia e del clima, Robert Habeck, ha definito la decisione di Bruxelles «un errore», ma il governo della coalizione «semaforo» è diviso sul gas, c’è in ballo il North Stream 2, la nuova pipeline per trasportare il gas russo senza passare dall’Ucraina, ora in attesa (per giugno-luglio) della decisione del regolatore nazionale e probabilmente un deal con la Francia, un sì al gas di Parigi (sospettosa della dipendenza dalla Russia) in cambio del via libera al nucleare di Berlino (che ha deciso di abbandonare questa energia). Sul gas, per di più, la tassonomia è di manica larga, perché ammette come favorevoli alla transizione le centrali che emettono fino a 270 grammi per KWh (una prima ipotesi era di un tetto a 100 grammi).
La Commissione si è impegnata a rivedere i criteri, sulla base dei progressi tecnologici. Bruxelles sottolinea che la scelta di inserire gas e nucleare nella tassonomia deriva anche dalle «difficoltà variabili alle quali devono far fronte i paesi membri» nella transizione verso un’epoca dove le rinnovabili saranno maggioritarie, per arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Così, con l’inserimento nella tassonomia, miliardi verranno versati nel nucleare anche dagli investitori istituzionali (in Francia, dove il 72% dell’elettricità è di origine nucleare, ci vorranno più di 400 miliardi di euro per rinnovare il parco, tra sicurezza delle vecchie centrali arrivate a fine vita e nuove capacità).
Alfonso Navarra Contatta l'autore della petizione