donnevotiamocontrolaguerra

L'impegno delle femministe in azione per la pace è andato avanti rispetto all'appello lanciato quando ancora Antonia Sani, già presidente WILPF, era in vita. Antonia è passata nel mondo dei più il 12 novembre 2022 e ci è venuto a mancare il suo intelligente e appassionato contributo operativo, mentre quello spirituale speriamo continui nel lavoro che si sta portando avanti nel solco dei suoi ideali.

Antonella Nappi, che ha usufruito della sua collaborazione nella stesura dell'appello "Vogliamo votare contro la guerra",  ne ha riproposto i concetti alla base in due recenti conferenze stampa, registrate da Radio Radicale, ed ora si accinge ad intervenire in una terza conferenza stampa indetta per il 25 gennaio 2024. 

Questa volta il voto non riguarda le elezioni politiche del 2022 ma le elezioni europee che si terranno nel giugno del 2024.

Ecco la lettera che interpella le forze politiche perchè mettano al centro della loro propaganda elettorale in queste europee il tema della PACE DISARMATA.

Cara/o promotrice/promotore della lista che sta per presentarsi alle imminenti elezioni per il Parlamento europeo

siamo i Disarmisti esigenti, progetto membro ICAN (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace 2017); e, per il tramite della Lega obiettori di Coscienza, membri WAR RESISTERS’ INTERNATIONAL, un movimento internazionale nato nel 1921 con il principio: “la guerra è un crimine contro l'umanità. Io sono quindi determinato a non sostenere nessun tipo di guerra, e per battermi per la rimozione di ogni causa di guerra”.

Tra pochi mesi, nel giugno 2024, saremo chiamati, da cittadini italiani/europei, alle urne per quelle che, con oltre 400 milioni di aventi diritto al voto, dopo quelle indiane, sono le seconde elezioni democratiche più importanti al mondo. Viviamo un momento che, con Giorgio La Pira, il Sindaco “santo” di Firenze, potremmo definire “un crinale apocalittico della Storia”: abbiamo da assicurarci che la speranza della pace disarmata, fuoriuscendo dalle guerre in corso, sia al centro del futuro del mondo e che gli europei, istituzioni, Stati e società civile, possano contribuire a vivificarla e concretizzarla.

In qualità di nonviolenti “storici”, espressione di organizzazioni addirittura centenarie nello sperimentare il cammino della forza dell’unione popolare alla ricerca di libertà e giustizia, vi chiediamo di includere un forte carattere pacifista e disarmista – contro il sistema di guerra! -  nei vostri programmi politici e nelle vostre campagne elettorali; ed anche di condividere la nostra chiamata all’azione sulle proposte e campagne che vi esporremo più in dettaglio nel documento sotto riportato.

Su di esse – sette campagne, selezionate tra quelle che rispondono al criterio del consenso maggioritario nel popolo italiano! - gli estensori individuali della presente sono promotori e protagonisti per il tramite delle organizzazioni pacifiste di cui sono esponenti attivi e vi avanzano – onde poterle meglio illustrare - richiesta di incontro vis a vis nei vostri uffici, ovviamente il più presto possibile, prima che la inevitabile frenesia dei comizi travolga tutti i candidati. 

La premessa è che l’Europa per la quale ci battiamo deve (e si tratta di obiettivi che hanno una loro plausibilità e fattibilità):1) Denuclearizzare nel senso militare e nel senso civile: sono due aspetti inestricabilmente intrecciati.2) Convertire le spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici, welfare, redditi e occupazione) e per la conversione ecologica.3) Predisporre un modello di difesa che attui il transarmo progressivo verso la resistenza nonviolenta quale capacità di opporsi all’ingiustizia con mezzi costruttivi, basati sulla forza dell’unione popolare. 

Le sette campagne sono:1)    “No armi no aiuti militari” ai belligeranti sul terreno della guerra Ucraina. No a sanzioni contro la Russia distruttive e oltretutto autodistruttive. 2)    Proposta di un Comitato per liberare Marwan Barghouti. Dall’una e dall’altra parte della barricata occorrono leader che perlomeno riconoscano il diritto ad esistere e ad autodeterminarsi dell’altro popolo. 3)    Un cessate il fuoco immediato e l’avvio contestuale di negoziati senza condizioni in Ucraina, pensando all'OCSE come sede internazionale competente da coinvolgere (con protagonismo delle donne come propone la WILPF in attuazione della risoluzione ONU 1325). 4)    No all’aumento delle spese per la difesa (da tagliare subito di un terzo in conformità con la difesa difensiva costituzionale), obiezione di coscienza alle spese militari per l'adozione dell'opzione fiscale in favore della difesa nonviolenta, no all'attacco in corso alla legge 185/1990 per il controllo del commercio delle armi. Corpo civile di pace europeo sulla base dell'idea originaria di Alex Langer. 5)    Object war. Sostegno al diritto alla obiezione di coscienza, alle obiezioni di coscienza e al rifiutarsi di combattere ovunque nel mondo.  6)    Denuclearizzazione militare e civile. Contrasto dell’inquinamento da attività militare da inserire negli accordi di Parigi sul clima. 7)    Cultura della pace nelle scuole e nelle Università contro la militarizzazione in atto della stessa formazione.      

Questi sette punti li riteniamo fondamentali se si intende aprire un dialogo tra “popolo della pace” (le avanguardie “calde”) e “popolo” tout court (le moltitudini “tiepide”, che occorre risvegliare e riscaldare nella partecipazione, anche nella partecipazione elettorale). Proponiamo anche che,  da politica/o responsabile interessato alla pace, tu intervenga alla conferenza stampa che abbiamo indetto giovedì 25 gennaio a Roma, presso il CESV di via Liberiana, 17, dalle ore 11:00 alle ore 12:30.

----------------

Il punto 3 è sviluppato con maggiori dettagli nel testo del documento allegato alla lettera di invito alla conferenza stampa:

I sondaggi ci dicono che la gente vuole un cessate il fuoco e l’avvio contestuale di negoziati senza condizioni in Ucraina. Possiamo sostenere l'idea della WILPF (Lega delle donne per la Pace e la Libertà) che, in attuazione della risoluzione Cds ONU 1325, propone un percorso di pace pensando all'OCSE come sede internazionale competente da coinvolgere.    Nell'approccio della WILPF sono da richiamare alcuni punti chiave: Rafforzare il ruolo delle donne: Le donne attiviste svolgono un ruolo importante nell’assistenza umanitaria sul campo, ma le loro voci sono state in gran parte escluse dal processo di pace formale. De-escalation e disarmo: WILPF sta lavorando con le attiviste ucraine per richiedere un’azione da parte della comunità internazionale. Chiedono a tutti i coinvolti di de-escalare immediatamente e cercare soluzioni centrata sulle persone per la pace. Affrontare le cause profonde: Hanno esortato il Consiglio di Sicurezza a affrontare le cause profonde della grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. Una conferenza delle organizzazioni pacifiste e delle personalità culturali e politiche potrebbe stipulare un trattato di pace dal basso a modello di quello che sarebbe da adottare dalla diplomazia ufficiale degli stati. 

Un resoconto di Heidi Meinzolt, tra le responsabili europee della WILPF, pubblicato sul sito comune-info, mette in rilievo i tanti temi affrontati dalle pacifiste femministe alla Conferenza per la pace a Vienna del 10-11 giugno 2023: «Le “voci di pace” esistono ancora, benché sommesse e screditate… La pace da una prospettiva femminista si basa su un’analisi delle cause profonde della guerra e della violenza… Non ci consideriamo pacifiste in un vicolo cieco… Il nostro programma rimane l’impegno unificante contro il militarismo, il patriarcato e il capitalismo…»

Il 10 e 11 giugno si è svolto a Vienna il Vertice internazionale dei popoli per riaffermare la necessità di un percorso di trattativa per la pace in Ucraina. Europe for Peace è stata tra i promotori della conferenza, insieme all’International Peace Bureau, CODEPINK, World Assembly of Struggles and Resistances of the World Social Forum, Transform Europe, International Fellowship of Reconciliation (IFOR), Peace in Ukraine Coalition, Campaign for Peace, Disarmament and Common Security (CPDCS) ed alle organizzazioni austirache: AbFaNG (Action Alliance for Peace, Active Neutrality and Nonviolence), Institute for Intercultural Research andCooperation (IIRC), WILPF Austria, ATTAC Austria e International Fellowship of Reconciliation – Austrianbranch. Nel resoconto che segue, Heidi Meinzolt – di Wilpf Germania, ex coordinatrice di Wilpf Europa e creatrice di una “gender unit” all’interno dell’OSCE – mette in rilievo i temi affrontati dalle pacifiste femministe.

C’era l’elefante sul palco quando numerosi e impegnati combattenti per la pace e difensori dei diritti umani – almeno la metà di loro era costituita da donne di cui molte appartenenti alle sezioni europee della Wilpf (Women’s International League for Peace and Freedom) – si sono recentemente incontrati a Vienna. L’obiettivo era individuare le vie per porre fine alla guerra in Ucraina dal punto di vista della società civile. Le donne della sezione norvegese della Wilpf avevano portato un elefante per dimostrare visivamente tutte le conseguenze devastanti per le persone e l’ambiente delle azioni militari e che sono così prontamente ignorate nel dibattito attuale: distruzione delle infrastrutture, posa di mine, contaminazione di intere regioni (agricole), rilascio di enormi quantità di CO2 nell’aria, nei suoli e nell’acqua. Le imponenti esercitazioni militari delle alleanze aumentano i danni e distruggono tutti i precedenti impegni sul clima con effetti drammatici, anche al di là dei confini dell’Ucraina. Inoltre, l’approvvigionamento globale di cereali è a rischio, in particolare per quelle aree in cui il cambiamento climatico sta già distruggendo i mezzi di sussistenza, causando carestie e, di conseguenza, nuovi focolai di conflitto.

Eppure, le uccisioni continuano, la violenza militare, anche quella sessuale, causa immense sofferenze, paure e una più che giustificata rabbia per il brutale aggressore e criminale di guerra. Ciò influisce grandemente sulla comprensione reciproca tra chi lavora per la pace, rende difficile la cooperazione della società civile e aleggia su tutti gli incontri di antimilitaristi per la pace, mentre la perdita della casa e la fuga forzata divengono per donne e bambini una brutale realtà che può essere solo in parte elaborata dalla “narrazione”.

Tuttavia, le “voci di pace” esistono ancora, benché sommesse e screditate. Ascoltare queste voci, porre domande cruciali e rafforzare la solidarietà è una missione che la Conferenza di Vienna si era posta al fine di opporsi alla brutalizzazione del dialogo sociale in cui la perdita di vite umane è minimizzata come danno collaterale – sia che si tratti di persone che annegano nel Mediterraneo, o che muoiono sulla rotta balcanica o di fame o a causa della guerra. La militarizzazione delle menti e l’indurimento dei cuori si fanno sentire ben al di là dei confini dell’Ucraina e degli stati confinanti e devono essere affrontati.

La guerra, oltre alle sofferenze umane e alla minaccia di collasso climatico, crea enormi danni all’attività economica che si concentra su livelli crescenti di accumulazione di armi e distruzioni. Il denaro, al contrario, manca ovunque per la salute, la protezione climatica, l’educazione, le misure sociali per garantire l’approvvigionamento dei beni di prima necessità e per una vita decorosa. Allo stesso tempo i giganti produttori di armi hanno ricavi astronomici, non intaccati da alcuna tassa sugli extra profitti. L’agenda neoliberista per la ricostruzione e il dopoguerra è accuratamente tracciata dalle conferenze dei “donatori” – che praticamente escludono società civile – come è accaduto dopo tutte le guerre degli ultimi decenni. In questo modo si programmano nuovi potenziali conflitti e ingiustizie.

Dove sono le soluzioni?

Dove sono gli interventi diplomatici effettivamente riconoscibili, dove sono i processi che potrebbero far cessare le uccisioni, preparare un cessate il fuoco, pianificare i negoziati anche per il ritiro dell’aggressore? L’ONU, il papa, l’OSCE, i think tank internazionali, i pensatori intelligenti e i diplomatici esperti di ogni parte del mondo hanno delle idee – chi le sta portando avanti? Per la società civile che si è riunita a Vienna, si tratta di un imperativo assoluto! Purtroppo, le proposte e le iniziative sono andate in gran parte perdute.

Dobbiamo invece fare i conti con una paralisi chiaramente avvertibile in tutti gli ambienti politici nazionali, europei e d’Oltreoceano, orchestrata da un fatale mercanteggiamento di interessi sulle sfere di influenza, su immagini di nemici vecchi e nuovi e sull’attenzione all’autodifesa puramente militare. L’“impotenza”, già motto ufficiale della Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 2022, si unisce a una miscela esplosiva di rifiuto del pacifismo inteso come nuovo realismo e di appelli unilaterali per una “pace attraverso la vittoria” sull’imperialismo russo, unica presunta via d’uscita dalla catastrofe. Il mainstream mediatico orchestra questa impotenza e quindi scredita, calunnia e danneggia i pacifisti a livello esistenziale, gli attivisti della resistenza civile, soprattutto quelli dell’area post-sovietica, gli obiettori di coscienza, i difensori dei diritti umani, gli attivisti per la pace. Esso divide e accresce uno spirito bellicoso: i ricercatori di pace sviluppano e spiegano strategie militari, parlano di una “guerra eccezionale”, che segna un cambiamento epocale e rende necessario il riarmo, in nome della cinica ridefinizione della prevenzione. La Germania sta elaborando una “strategia di sicurezza nazionale” con lo scopo di mettere in sicurezza la fortezza della prosperità. Le alleanze militari sono in piena espansione con il recente ampliamento della NATO nel Nord Europa, i circoli politici di destra si propongono come apostoli della pace e si uniscono al coro.

Voci delle donne nelle discussioni preliminari per la pace a Vienna

A Vienna, la sezione austriaca della Wilpf ha organizzato una discussione preliminare dedicata alle donne promotrici di pace nella sede dell’associazione femminista “Frauenhetz”. All’incontro hanno partecipato aderenti della Wilpf venute da Germania (gruppo di Monaco), Norvegia, Danimarca, Bielorussia/Lituania, Italia, Spagna, Afghanistan, tra cui la presidente internazionale della Lega del Camerun, insieme alle amiche del gruppo OSCE/CSP di Georgia, Kosovo, Serbia, Armenia e Ucraina e alle sostenitrici delle 1.000 donne di pace nel mondo. Oltre all’indiscussa condanna della guerra di aggressione russa e all’enfasi sul diritto del popolo ucraino all’autodifesa secondo il diritto internazionale, la questione centrale è stata la necessità di fare tutto il possibile per un cessate il fuoco immediato al fine di rendere possibili i negoziati. Il consenso è stato chiaro: la pace da una prospettiva femminista si basa su un’analisi delle cause profonde della guerra e della violenza ed è un modo per lavorare per la smilitarizzazione, un processo per cui vale la pena lottare. Al centro c’è il concetto di sicurezza umana, che riunisce persone impegnate a livello locale, nazionale e internazionale e conduce le donne al tavolo dei negoziati su un piano di parità.

L’incontro delle donne, fonte di ispirazione

Quanto siano o possano essere difficili e controversi i negoziati e gli accordi per il cessate il fuoco, chi proveniva dall’Armenia lo ha chiarito ancora una volta attraverso le esperienze dell’attuale conflitto nel Karabakh, e come sia importante allo stesso tempo co-determinare le condizioni per i negoziati e correggerle attraverso le obiezioni. Quanto la guerra in Ucraina possa rappresentare un pericolo di ri-traumatizzazione per le popolazioni delle regioni limitrofe già traumatizzate dalla guerra, lo abbiamo appreso dalla Georgia, dove proprio per questo motivo i giovani sono impegnati in modo sostenibile per il loro futuro. Le donne serbe e albanesi del Kosovo hanno ricordato quanto possano essere durature le tensioni tra i gruppi e quanto possa essere importante e risolutivo il lavoro sul campo per la costruzione di ponti nella società civile. Allo stesso tempo, però, tutte hanno condiviso esperienze preziose di processi di riavvicinamento, conversazioni con i difensori civici, lettere alla comunità internazionale, lavoro basato sull’agenda delle donne per la pace e la sicurezza, dal livello locale a quello regionale e internazionale. Abbiamo discusso sul diritto all’autodifesa da una prospettiva giuridica alla luce del diritto internazionale, una prospettiva che va oltre la questione militare e degli armamenti e che mira all’empowerment, alla raccolta di documentazione della violenza e dei crimini di guerra, al sostegno sociale, alle misure di solidarietà, all’assistenza. Sono state affrontate anche le nuove motivazioni femministe-pacifiste che possano essere idonee alla difesa nazionale. L’amica bielorussa VA ha fatto riflettere tutte quando ha detto di comprendere il dolore e la disperazione del contesto di guerra: “Non siamo percepite da tutti coloro che ci circondano come persone che si battono costantemente per la pace e contro la violenza, che sono vittime indifese che implorano pietà dall’aggressore che non le ascolta e continua a tormentarle”. Ha inoltre sottolineato che coloro che si impegnano per la pace sono anche troppo facilmente ridicolizzati-e. Sono bersagli di bullismo e molestie perché considerati-e impotenti. V A ha concluso con un appello: “Credo sia giunto il momento di mostrare la forza del nostro movimento nonviolento e la nostra capacità di salvare vite umane e superare questo folle mondo di violenza”.

Vie per la pace

Così, dopo questo incontro preliminare, ci siamo rafforzate e motivate per avviarci come sorelle sui difficili “Percorsi di pace”. Per l’intera conferenza gruppi di lavoro hanno affrontato le questioni delle esperienze di cessate il fuoco, di smilitarizzazione, di negoziazione e, in una seconda fase, hanno discusso le prospettive di pace e le hanno presentate in plenaria. La dichiarazione finale della conferenza è una tessera di mosaico di un processo al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci, soprattutto per l’esperienza più che centenaria della Wilpf, per la nostra analisi femminista delle cause della guerra e della violenza nel mondo e per la priorità data alla prevenzione e alla cura delle persone.

“La pace è un dono per vedere il futuro” ha sottolineato una partecipante ucraina – una frase al tempo stesso bella e triste per affrontare il presente. Essa non solleva nessuno dalla responsabilità di farsi guidare dalla visione che la pace è possibile. Non ci consideriamo pacifiste in un vicolo cieco

come ha scritto in modo sprezzante un giornale austriaco, ma stiamo sulle gigantesche spalle del movimento pacifista femminile. Il nostro programma rimane l’impegno unificante contro il militarismo, il patriarcato e il capitalismo.

Sono stata felice di aver partecipato.

__________________________________________________________

APPELLO

VOGLIAMO VOTARE CONTRO LA GUERRA

Riprendiamo lo stimolo ricevuto da un articolo pubblicato dalla Libreria delle donne di Milano e ne facciamo un appello esplicito per spingere una politica di avanguardia da parte delle donne in occasione delle elezioni.

E' quella di domandarsi  come fare la pace tra conflitti di ogni tipo.

Perché di questo da sempre continua ad avere bisogno il mondo. E' questo impegno che oggi va  privilegiato! Contro le armi, le distruzioni, contro l'aggravarsi del clima proprio a causa delle guerre, vanno spinti i rappresentanti politici e le espressioni di voto.  E sappiamo della distanza esistente tra rappresentanti politici e popolazione in Italia in questi mesi  su queste questioni.

Vogliamo premere sulle elezioni per ottenere una scelta di pace dell'Italia nei confronti del conflitto russo-ucraino perché siamo spaventate dallo sconvolgimento mondiale che questo sta comportando in ordine alla alimentazione e alla complessiva sussistenza di molti popoli. 

Questa guerra ci appare come una carneficina su cui molti Stati investono nel dispregio della coesistenza e della mediazione tra sistemi politici ed economici diversi;  una scelta patriarcale di scontro totale per vincere un nemico e affermare una sola autorità nel mondo.  

In tempo di elezioni il nostro desiderio di fare qualcosa per la pace è interrogare chi si propone come rappresentante del nostro futuro sulla risoluzione pacifica del conflitto, sulla comprensione delle ragioni che lo creano e sulla capacità di privilegiare la soluzione pacifica delle intenzioni dei contendenti, invece di voler vincere rispetto a questioni di principio. 

Comprendiamo le motivazioni della invasione Russa e quelle di legittimità che vengono sostenute dall'Ucraina. Queste vanno considerate assieme per trovare una soddisfazione parziale in comune che superi le ostilità che da anni fanno morti e distruzioni in quel territorio ed ora soprattutto.  

Non riconosciamo affatto l'esigenza di spingere ad un conflitto occidentale contro altri Stati e privilegiamo il contenimento delle pretese in favore di un equilibrio complessivo che risparmi vite, beni, ambiente, relazioni internazionali.

Siamo contrarie al privilegiare il Diritto a costo della vita, E di quante nel mondo! E siamo in tante e tanti a pensarla così. 

Oggi siamo più colti rispetto alla considerazione di quanto si soffrono le guerre che alcuni maschi fanno e di quanto le femmine privilegino nei fatti della loro esperienza quotidiana attività di osservazione dei bisogni vitali e di quelli relazionali.

Questa capacità più sviluppata dalle donne ha trovato condivisione anche tra molti maschi perché la divisione ideologica dei ruoli lascia ormai libertà personale alla affermazione dei propri desideri. Sviluppare la contrattazione dei desideri, nelle questioni comuni, invece di imporre la vittoria assoluta dei propri, è ciò che la pratica politica espressa dalle esperienze femminili pretende dai maschi. Così come imparare a pretendere un confronto con loro, invece di tacere, lo impariamo oggi tra donne. Ci si insegna a considerare le ragioni dell'altro e dell'altra e le proprie, riequilibrando gli spostamenti più su un lato o più sull'altro di uomini e donne ed anche tra donne. 

CONDIZIONE DEL VOTO

Vediamo di condizionare il voto, per quello che possiamo, sulla capacità di impegnarsi per la pace tra contendenti alle elezioni. 

Distogliamo la classe dirigente italiana dall'attuale volontà di acuire la guerra e di farla sopportare alla popolazione italiana che ha sempre affermato la non disponibilità a sostenere la guerra, ed oggi in particolare. 

Queste elezioni devono segnare la non volontà di partecipazione degli italiani ad una guerra e la riconferma attualissima della Costituzione. 

Ci sembra un buon modo di intervenire chiedendo ai candidati come intendono comporre il conflitto tra Russia e Occidente  E' questo un  termometro per misurare tra i candidati l'aggressività, e al contrario la ragionevolezza che oggi deve sostituire l'autoritarismo dei guerrafondai del passato.

I vecchi termini del processo aggressivo e autoritario del fascismo devono lasciare il posto alla capacità di un processo ragionevole  in tutte le questioni, a partire proprio dalla più grave: dalla guerra che attenta alla vita delle popolazioni più povere di tutto il mondo. 

La popolazione deve avere più voce di quanta non riuscisse ad averne in passato. Fascismo e antifascismo non hanno significato se non nella contrapposizione di  processi culturali e  politici che oggi dobbiamo saper leggere nella loro presenza in pratiche e contesti diversi. Vorremmo poter dare più chiarezza allo scontro in atto e soprattutto mostrare la distanza tra potere e popolazione, tra amanti dello scontro e  della vittoria e amanti dei limiti che la sopravvivenza impone anche a se stessi.   

PRIME FIRMATARIE

Antonia Sani WILPF Italia;

Giovanna Cifoletti Difendiamo la salute,

Antonella Nappi Disarmisti Esigenti

e alcune socie della casa delle donne di Milano: Tina Faglia, Silvana Galassi, Gabriella Grazianetti, Mariateresa Ceruti, Emilia Giusti, Maria Rosa Del Buono, Isabella Bogni, Cinzia Iraci, Annamaria Osnaghi, Vittoria Cova, Bianca Gentilini, Gloria Ronchi, Paola Chiaia

Ulteriori adesioni, oltre ad essere acquisite su questa piattaforma web, possono essere inviate anche a:     antonella.nappi@unimi.it                                

Firma questa petizione

Firmando, accetto che Antonella Nappi possa vedere tutte le informazioni che fornisco in questo modulo.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.

Non mostreremo il vostro indirizzo email online pubblicamente.


Acconsento al trattamento dei dati da me forniti in questo modulo per le seguenti finalità:




Annunci pubblicitari a pagamento

Promuoveremo questa petizione a 3000 persone.

Per saperne di più...