Gli USA concedano ad Olga il visto di ingresso

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Gli USA concedano ad Olga Karatch il visto di ingresso. Deve poter portecipare al terzo meeting degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (NYC, presso ONU, dal 3 al 7 marzo 2025)

 

Promotori: Disarmisti esigenti & Partners

Abbiamo ricevuto una brutta notizia in vista del Terzo Meeting, a New York, presso il Palazzo di Vetro dell'ONU, degli Stati parte del Trattato di proibizione delle armi nucleari (3 - 7  marzo 2025)

 

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Olga Karatch, first on the right in the photo, the Belarusian nonviolent activist exiled in Lithuania, has been denied a US visa.
It is extremely difficult for Belarusian citizens to obtain a visa to the United States. If Olga had been granted political asylum, she would not have had to go through this complicated procedure, but unfortunately, Lithuania has made things even more difficult in every possible way.

Olga has submitted her visa application with all the required documents, including proof that her family resides in Lithuania and that she has a stable job in Vilnius. Despite this, the application has been denied.

It is clear that, unfortunately, without political intervention it will be impossible to obtain the visa. Olga is now looking for possible solutions to pressure the US Embassy in Lithuania to reconsider her application and grant her a visa to attend the Third Meeting of the States Parties to the TPNW.

There is a positive aspect: if the visa is approved, it can be issued in just one day, so the process does not require months of waiting. However, we need to think about who among the American pacifists we could mobilize to ask for their support. Without concrete help, we fear that Olga will not be able to overcome these bureaucratic mechanisms, which see a woman alone traveling to the USA with suspicions and prejudices.

Can ICAN as an organization do something to explain to the American administrations that Olga is a pacifist who has already been nominated, in 2024, for the Nobel Peace Prize and that we are all waiting for her with open arms at the meeting in New York?
 
The undersigned, by signing this petition, urge ICAN and American peace organizations to reference Olga to the competent bodies as an esteemed person, testifying to your reliability and your desire to visit the USA only for a specific and time-limited purpose.
 
traduzione in italiano
 

Olga Karatch, l'attivista non violenta bielorussa esiliata in Lituania, si è vista negare il visto per gli Stati Uniti.

È estremamente difficile per i cittadini bielorussi ottenere un visto per gli Stati Uniti. Se a Olga fosse stato concesso asilo politico, non avrebbe dovuto passare attraverso questa complicata procedura, ma sfortunatamente la Lituania ha reso le cose ancora più difficili in ogni modo possibile.

Olga ha presentato la sua domanda di visto con tutti i documenti richiesti, inclusa la prova che la sua famiglia risiede in Lituania e che ha un lavoro stabile a Vilnius. Nonostante ciò, la domanda è stata negata.

È chiaro che, sfortunatamente, senza un intervento politico sarà impossibile ottenere il visto. Olga sta ora cercando possibili soluzioni per fare pressione sull'ambasciata statunitense in Lituania affinché riesamini la sua domanda e le conceda un visto per partecipare al terzo incontro degli Stati parti del TPNW.

C'è un aspetto positivo: se il visto viene approvato, può essere rilasciato in un solo giorno, quindi il processo non richiede mesi di attesa. Tuttavia, dobbiamo riflettere su chi tra i pacifisti americani potremmo mobilitare per chiedere il loro sostegno. Senza un aiuto concreto, temiamo che Olga non riuscirà a superare questi meccanismi burocratici, che vedono una donna sola recarsi negli USA con sospetti e pregiudizi.

L'ICAN come organizzazione può fare qualcosa per spiegare alle amministrazioni americane che Olga è una pacifista che è già stata candidata, nel 2024, al Premio Nobel per la Pace e che la aspettiamo tutti a braccia aperte all'incontro di New York?

Il sottoscritto, firmando questa petizione, esorta l'ICAN e le organizzazioni pacifiste americane a segnalare Olga agli organi competenti come persona stimata, a testimonianza della sua affidabilità e del suo desiderio di visitare gli USA solo per uno scopo specifico e limitato nel tempo.

 

CHI È OLGA KARATCH

 

Olga Karatch, nella foto la prima a destra, nata nel 1979 a Vitebsk, è una giornalista e attivista per la pace e per i diritti civili bielorussa. E’ sposata e ha due bambini. È stata candidata, nel 2024, al premio Nobel per la pace. Il 3 marzo 2024, a Bolzano, ha ricevuto il Premio internazionale “Alexander Langer” per il suo lavoro contro la guerra, a favore dei diritti umani e per una svolta democratica in Bielorussia. A causa del suo impegno, il regime di Aljaksandr Lukashenko l’ha accusata di terrorismo, crimine per il quale nel suo Paese è prevista la pena di morte. Una sentenza recente l’ha condannata a 12 anni di prigione. Oggi, in esilio da dieci anni, vive a Vilnius, in Lituania, dove le è stato negato l’asilo politico perché considerata una “minaccia per la sicurezza nazionale”. In parole povere, una spia di Putin. Quindi Olga si trova nella singolare situazione di essere una dissidente “terrorista” per il regime bielorusso, con una dura galera che l’aspetta al rientro in patria, ed al tempo stesso una persona mal fidata per il governo lituano, che la sospetta al soldo del regime russo. Per quanto riguarda Minsk, l’accusa ufficiale per Olga è aver tentato un attacco kamikaze nei pressi di un punto di comunicazione russo su ordine di Angela Merkel. Nel 2005 Olga ha fondato, in Bielorussia, OUR HOUSE, all’inizio contro gli abusi subiti da donne e minori. Nel 2023 è partita “No means no”, una campagna per promuovere e difendere il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare. “No means No” è confluita in “Object war” della WAR RESISTERS INTERNATIONAL: unione europea è la controparte che deve riconoscere ufficialmente lo status di rifugiati ai russi, bielorussi e anche ucraini che fanno obiezione di coscienza.  Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, 43mila bielorussi hanno ricevuto la cartolina di precetto dell’esercito. Our House ha risposto diffondendo materiale informativo per esortare gli uomini a non rispondere alla chiamata e a fuggire. L’obiettivo è l’istituzione di corridoi umanitari per tutti coloro che rifiutano di combattere. Our House garantisce assistenza legale a chi si rifugia in Lituania. L’organizzazione è convinta che l’obiezione di coscienza può contribuire a risolvere ogni conflitto sul Pianeta. Si potrebbero combattere le guerre senza soldati? In una sua intervista, Olga parla della delusione subita da esiliata male accolta in Lituania. “Ero arrivata in Lituania, un Paese dell’Ue, con molte speranze, ma ho capito presto di essermi illusa. Anche qui siamo vittime delle operazioni di discredito da parte del regime di Lukashenko. Per essere considerati “minaccia per la sicurezza nazionale” dal Dipartimento di sicurezza nazionale lituano -come nel mio caso- basta solo un sospetto. Nel Paese poi sta prendendo piede un sentimento di avversione nei confronti di chi scappa dalla Bielorussia. Alcuni obiettori di coscienza che hanno presentato domanda di asilo sono stati rinchiusi in strutture simili a prigioni e sono sottoposti a maltrattamenti basati unicamente sulla loro pregressa esperienza militare. Il governo lituano, inoltre, cerca di limitare proprio le nostre attività in sostegno ai rifugiati bielorussi”. 

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