Il “fumo di Satana” è anche nel SOMMO Vertice della Chiesa, attualmente.
MA... fermo restando i rispettivi "ma".
Proviamo a dire di più riguardo a questa controversa questione,
sull’inconciliabilità di “due Papi” co-esistenti.
A prescindere che scandalizzi o meno.
CONSTATAZIONI:
1) Bergoglio è dal 1999 membro onorario del Rotary club di Buenos Aires ed il Rotary è di ispirazione massonica in quanto porta avanti ideali massonici ed ha legami con la Massoneria.
Questa è la ragione per cui il Rotary è stato soprannominato – assieme ad altri club come per esempio il Lions Club International – ‘Massoneria bianca’.
Se dunque Bergoglio è membro (seppur solo onorario) del Rotary, lo possiamo considerare sostanzialmente affiliato a una associazione para-massonica, che porta avanti ideali incompatibili con la Fede Cattolica.
E anche se la scomunica ai massoni non è più comminata espressamente dal Codice di Diritto Canonico (in quello previgente era prevista al canone 233511),
è fuor di dubbio che chi è notoriamente membro di un associazione massonica o simile si pone AL DI FUORI della Chiesa, in contrasto col Magistero cattolico e quindi in stato di ERESIA manifesta.
Del resto, nel documento emesso nel 1983 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (guidata in quel momento da Joseph Ratzinger) si ribadisce che i cattolici NON possono entrare nella massoneria:
«Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.»
Peraltro non è necessario che la loggia, associazione o qualunque altra denominazione di tipo massonico a cui si appartiene sia apertamente contro la Chiesa per incorrere nel divieto, è sufficiente che abbia le caratteristiche dell’associazionismo di tipo massonico.
2) Come secondo capo d’accusa si possono riportare varie (e ben note) manifestazioni pubbliche, avvenute prima e dopo l’elezione al soglio di Pietro, in cui Bergoglio ha dimostrato un atteggiamento ecumenico esaltato, una scandalosa trascuratezza e “libertà” liturgica, una pastorale assai ambigua e una concezione dottrinale molto discutibile.
Soffermiamoci in particolare su questi ultimi due aspetti,
che rappresentano la materia più importante per rilevare un’eventuale eresia.
Nella nota intervista al periodico “La civiltà cattolica”, Bergoglio presenta in sintesi tutta la sua attuale idea di cattolicesimo.
I punti più salienti del suo pensiero si possono compendiare come segue:
A. priorità e prevalenza dell’annuncio salvifico rispetto alla teologia morale, che ne è la conseguenza;
B. la Chiesa deve uscire da se stessa per farsi incontro al mondo;
C. ecumenismo: la mèta è l’unità nelle differenze;
D. la Fede non è un monolite rigido o ideologico, essa è flessibile, si evolve.
Nel presentare tutti questi punti Bergoglio è assai attento nella scelta delle parole, e cerca di non incorrere in affermazioni eretiche palesi.
Tuttavia, nel suo complesso il suo pensiero si può definire sostanzialmente incompatibile con il Magistero cattolico.
Rimanendo nell’ambito dottrinale, possiamo poi ricordare che sin dai primi giorni di “pontificato”, Bergoglio ha espresso un’opinione che risulta manifestamente, seppur indirettamente, eretica.
Si tratta del breve discorso tenuto in occasione del primo angelus del 17 marzo 2013, quando egli ha pubblicamente elogiato il teologo Kasper, autore di un libro sulla Misericordia di Dio, definendolo “un teologo in gamba, un buon teologo”.
Ebbene, a prescindere da quello che è scritto in quel libro, il card. Kasper non si può affatto considerare un buon teologo, ma anzi, è meritevole di condanna espressa a causa delle sue posizioni marcatamente eretiche su varie materie di Fede.
Vi sono, da ultimo, numerose altre “parole in libertà” di Bergoglio che solo forzatamente potrebbero essere interpretate in senso non eretico.
Ora, per completare il nostro inquadramento di Papa Francesco alla luce del diritto canonico, dobbiamo necessariamente raffrontare la sua posizione con quella di Papa Benedetto XVI.
A tal fine, però, bisogna porre una premessa.
È opportuno ricordare che la figura istituzionale del Sommo Pontefice rappresenta un elemento indispensabile per l’esistenza stessa della Chiesa Cattolica.
Essa, infatti, è Una e Apostolica,
si fonda cioè sull’unico successore di Pietro, Vicario di Cristo e sugli Apostoli (i vescovi) di cui il Papa è Principe.
La Chiesa è fondata sulla successione apostolica, ma i vescovi, a loro volta, sono legati al Cristo per l’unico tramite di Pietro, sul quale Gesù ha edificato la Sua Chiesa.
Dunque, SE venisse meno la figura del Vicario di Cristo, gli Apostoli risulterebbero slegati da Gesù, e tutta la Chiesa scomparirebbe, perché perderebbe il proprio fondamento unitario che la connette a Dio.
Per questa importantissima funzione connettiva che riveste il Papa, la sua figura non può mai venir meno.
Il Corpo mistico della Chiesa non può sussistere senza il suo Capo visibile, pertanto la linea di successione petrina non può mai essere spezzata; e anche i periodi di Sede Vacante, tra la morte di un Papa e l’elezione del successore, non rappresentano un’interruzione, ma solo una sospensione temporanea dell’esercizio di questo Potere supremo.
Da questa argomentazione discende, in primo luogo, l’impossibilità teorica e pratica del cosiddetto “sedevacantismo”, ipotizzato da molti tradizionalisti, che ignari delle manipolazioni perpetrate dalla Massoneria agli ultimi pontefici, ritengono che i papi post-conciliari (Giovanni XXIII incluso) e le relative riforme liturgiche non abbiano avuto alcuna legittimità in quanto aderenti al modernismo.
Ebbene, se tali papi fossero davvero stati eretici (cioè scomunicati e decaduti dall’ufficio) e le riforme liturgiche conciliari avessero tolto ogni valore sacramentale ai riti, la Chiesa si sarebbe già dissolta, e non sarebbe certo sopravvissuta grazie ai soli vescovi lefebvriani.
Ci sono poi alcuni i quali affermano che la successione petrina sia continuata in modo clandestino sin dall’elezione (a loro avviso illegittima) di Papa Giovanni XXIII (il vero papa, vittima della congiura, sarebbe stato il card. Giuseppe Siri, col nome di Gregorio XVII).
Forse però questi tradizionalisti ignorano la calda accoglienza che l’Arcivescovo Siri riservò a quello che sarebbe dovuto essere uno dei suoi usurpatori (Giovanni Paolo II) quando visitò la sua diocesi di Genova.
Ad ogni modo,
non possiamo ritenere sostenibile la tesi di perdurante vacanza della Sede Apostolica dopo le dimissioni di Papa Benedetto XVI.
Abbiamo però di fronte tre situazioni giuridiche – apparentemente – incompatibili:
1. è ragionevole affermare lo stato di ILLEGITTIMITA’ di Papa Francesco come Sommo Pontefice, a seguito dipubbliche dichiarazioni che lo rendono SCOMUNICATO "ipso iure";
2. non possiamo negare la VALIDITA' delle dimissioni di Papa Benedetto;
3. non si può ammettere uno stato non transitorio di vacanza della Sede Apostolica.
Quid juris, dunque?
Per risolvere questo groviglio dobbiamo ri-considerare la portata effettiva delle dimissioni di Papa Benedetto XVI.
Ebbene, la parola “emerito” deriva dal verbo latino “emereo o emereor” che indica, fra l’altro, “il finir di compiere il proprio servizio” (spec. militare).
Colui che è “emeritus”, pertanto, è qualcuno che ha ormai terminato un servizio, e pur non esercitandolo più come prima, mantiene il titolo e l’onore proprio della carica che ha rivestito.
Ci dobbiamo chiedere, tuttavia, se sia possibile che un Papa emerito mantenga non solo il titolo, ma anche un “potere spirituale”.
Il potere di un Sommo Pontefice, come quello di qualsiasi vescovo, si articola in tre elementi:
Magisterium, Imperium, Sacerdotium.
Possiamo certamente affermare che Benedetto abbia mantenuto il Sacerdotium, in quanto impresso con il Sacramento dell’Ordine, che imprime un “carattere” indelebile.
Ciò però non basta per renderlo ancora un Papa dotato del relativo potere spirituale, perché lo accomunerebbe semplicemente agli altri vescovi.
Forse ha conservato anche i primi due poteri al grado supremo?
Consideriamo che nella persona del Papa, si riuniscono due potestà ben distinte, una “temporale” (la sovranità sulla Città del Vaticano) e una “spirituale” (relativa al governo delle anime e della Chiesa Cattolica).
E’ ragionevole sostenere che le dimissioni di Papa Benedetto XVI, benché comprendano formalmente sia l’ufficio di Successore di Pietro sia la sovranità dello Stato Vaticano: abbiano avuto un’efficacia sostanziale LIMITATA a quest’ultima giurisdizione temporale, risultando invece prive di valore per quanto concerne la potestà spirituale sulla Chiesa Cattolica.
Infatti, in ragione della necessità che la Chiesa non perda mai il suo Capo visibile (specialmente nel tempo in cui le due bestie apocalittiche si preparano a muoverle guerra):
si può affermare che Dio non abbia confermato INTEGRALMENTE l’atto di rinuncia, ma solo parzialmente, cioè riguardo alla sola sovranità sul Vaticano.
Infatti, anche se la rinuncia al trono di Pietro non richiede la ratifica di qualsivoglia autorità ecclesiastica (data la qualità superiorem non recognoscens del Sommo Pontificato), non si potrà certo negare a Colui da cui proviene tale mandato di governo la possibilità di respingere, in tutto o in parte, questo atto.
Benedetto XVI ha soltanto “cambiato abito\veste”,
mutando la FORMA, continuando a compiere il Mandato petrino “in modo nuovo”…
staccatosi dal Vaticano pur restando nel, Vaticano... come Cristo si stacco dal Sinedrio dell'epoca...
rinunciando a tutto il resto,
ma conservando, oltre la sua Veste che l’investe, anche la Potestà spirituale sulla Chiesa.
Emerito, ma comunque Papa.
La catena di Successione apostolica non si è mai spezzata:
poichè Benedetto non ha mai smesso di essere Papa.
Il primo, un Papa VERO…
seguito all'attuale da un "papa" NERO.