Aggiornate i parametri per i compensi degli avvocati

Insomnia

/ #57 Siamo Avvocati, o no? Legittima autodifesa dell'Arte e della Professione.

2013-05-05 09:33

Non facciamo i calzolai che camminano con le scarpe rotte! Ovvero, non risolviamo i problemi dei clienti senza sapere risolvere i nostri!
Il problema delle tariffe, attualmente, va risolto con la sistematica sottoscrizione da parte del cliente del Preventivo (di massima) e Contratto Professionale, che in caso d'inadempimento costituisce titolo per ottenere il decreto ingiuntivo, e con il versamento imprescindibile di congruo acconto, almeno 1/3, altrimenti non dobbiamo accettare mandati (salvo casi particolari) specialmente da clienti nuovi o che abbiano cambiato (per rinuncia o revoca) difensore: contattare sempre il collega, “i clienti passano, ma i colleghi restano”.
Occorrerebbe chiedere al "legislatore" che il Preventivo/Contratto professionale, vistato con timbro di data certa dal Consiglio dell'Ordine, costituisca in caso d'inadempimento dei termini e condizioni del contratto, titolo esecutivo (come un atto ricevuto da notaio), che avendo ad oggetto reddito da lavoro, sia esente da bolli e tasse di registro, ipotecarie e catastali (per le eventuali trascrizioni). Il cliente è sempre e comunque tutelato legalmente in quanto, alla ricezione del precetto, può ben opporsi nelle forme di legge (615/617 cpc). Ove l'Avvocato abbia agito illegittimamente o fosse stato disonesto o a sua volta inadempiente, ne subirà le conseguenze, civili, penali e deontologiche.
Infatti, a mio avviso i parametri non sono tanto male se si applicano col cliente/azienda privato, un buon accordo con un buon cliente, si trova sempre. Il problema, per alcuni colleghi, sorge quando il cliente è una Banca o una Compagnia di assicurazione, o quando si ricevono incarichi giudiziari (curatori, tutori, amministratori giudiziari), che da una posizione di forza impongono compensi inferiori ai minimi. Ma questo, non me ne vogliano i colleghi che per mezzo di conoscenze ed amicizie o parentele (o altro), abbiano legittimamente ricevuto incarichi da Banche ed Assicurazioni o giudiziari, non è un problema che riguarda la categoria nella sua interezza. La stragrande maggioranza di noi non hanno mai ricevuto un incarico giudiziario, dopo oltre trent'anni di professione, e tanto meno incarichi da Banche o Assicurazioni.
Diversa è invece la questione, che riguarda e va a vantaggio di tutti, che "il c.d. legislatore" dovrebbe necessariamente imporre al Giudice che, in sede di liquidazione, sia tenuto "ex lege" a graduare, si discrezionalmente e secondo giustizia, i compensi con l'attività svolta, la complessità della causa, ecc., ma comunque che non possa derogare ai minimi tariffari eventualmente previsti "ad hoc" dai parametri della tabella (ovvero si dovrebbero distinguere i minimi da convenire con contratto col cliente, dai minimi "inderogabili" da liquidare giudizialmente, diciamo un doppio binario). Questo, forse, se ben proposto ed articolato, e soprattutto sostenuto unitariamente (CNF, OUA, Ordini), potrebbe essere digerito da "lor signori", i politici.
Altro problema. Il nostro lavoro è diverso da qualsiasi altro lavoro? La Carta Costituzionale (della quale tutti se ne riempiono la bocca) cita "il lavoro" e non distingue affatto tra autonomo o dipendente, sarebbe una contraddittoria discriminazione, vietata dalla stessa Costituzione. Allora perché quando un cliente fallisce, chiede un concordato o l' Amministrazione Giudiziaria, non siamo ammessi per l'intero credito "da lavoro" al passivo, anche in caso di concordato, e liquidati, con privilegio uguale ai lavoratori dipendenti ed in prededuzione? e non come gli imprenditori, ovvero con quello che resta (se resta) dell’attivo, o che offre in percentuale il debitore concordatario o in Amministrazione Straordinaria?. Il nostro è un lavoro personale, uguale a quello dipendente, anche se non subordinato (salvo il cliente, che è un po' una specie di "datore di lavoro" che ci dovrebbe pagare), e non d'impresa, previsto e garantito costituzionalmente, anche se vi sono delle “prefiche” (soprattutto colleghi adiacenti a Banche, Assicurazioni ed organizzazioni industriali ed imprenditoriali) che, lacerandosi le vesti, vorrebbero farci diventare "sic et simpliciter" imprenditori "ex lege".
Queste sono le battaglie legali e costituzionali che dovremmo fare e portare avanti UNITI e DECISI.
La questione dei minimi, sventolato come "principio/bandiera" per la quale immolarsi (che secondo me, in tal modo inteso e proposto, è inutile e dannoso), va proposta ed affrontata in modo diverso, cioè, molto soft, direi subdolo, come ho suggerito sopra, in quanto se "sbandierato" distrae l'opinione pubblica e politica dalla realtà dei problemi di sopravvivenza degli Avvocati, che sono ritenuti, per luogo comune, ricchi ed evasori (sarà perché vestiamo con giacca e cravatta o perché qualcuno in passato ci ha messo del suo, ma oggi è molto difficile e pericoloso "lavorare a nero", v. leggi anti-riciclaggio). Quando in realtà, appunto, molti sono, economicamente, dei morti di fame che tirano la carretta con ammirevole decoro, dignità ed onore, e non chiedono nulla allo Stato ed alla Società, anzi senza alcuna tutela sociale o previdenziale. E non dimentichiamolo, dopo 40 e più anni di versamenti alla Cassa, avranno, nella migliore delle ipotesi, pensioni di mera sopravvivenza, vergognose ed indecorose. Infatti l'Avvocato, di fatto, non va quasi mai in pensione, e lavora fino alla morte. Altro che lavori usuranti!! e gli infarti? le ansie da stress lavorativo e di prestazione e risultato (non sessuale)? e la depressione? e le famiglie che non vediamo (specialmente le colleghe!), ma manteniamo?
Non vendiamoci per un piatto di lenticchie! concentriamoci pragmaticamente sulle cose che contano veramente e che ci agevolano per ottenere il pagamento effettivo del nostro onesto lavoro. A che serve avere il riconoscimento dei minimi, se per ottenere il dovuto pagamento, ed eseguirlo, dobbiamo fare tre o quattro cause? Ovvero altro lavoro, altre spese, altro tempo ed altro stress.
Facciamoci furbi: "Guagliò, io sono avvocato!" profferì l'Avv. Prof. Giuseppe Guarino, di anni 90, quando (aprile 1987) appena nominato Ministro delle Finanze, rispose ad un pennivendolo che lo sfriculiava per carpire, a lui grande Avvocato, dichiarazioni da pubblicare ed usare contro lui stesso.
Chi è Giuseppe Guarino? andate a questo URL http://www.ilgiornale.it/news/interni/seconda-vita-ministro-dc-predicatore-anti-euro-sul-web-863784.html, e vedrete come si fa l'Avvocato a 90 anni.
La domanda che Vi pongo è: ma noi, siamo Avvocati?
Mi rispondo da solo: certamente si! Allora, non facciamo i calzolai che sanno riparare le scarpe degli altri e non riparano le proprie. Facciamoci anche i fatti nostri, non solo quelli dei clienti.
Siamo 200.000 (forse di più), siamo una Forza sociale, economica ed elettorale, conosciamo le Leggi, siamo bravissimi e non abbiamo mai avuto bisogno di nessuno, sappiamo tirare la carretta, non chiediamo ammortizzatori sociali o altre regalie, chiediamo il giusto compenso, il "salario per il nostro onesto e socialmente utile lavoro".
Perciò, restiamo uniti e non facciamoci del male da soli. Soprattutto non facciamoci prendere per i fondelli dalle "caste", noi siamo un Ordine Professionale, costituzionalmente riconosciuto a difesa dei cittadini inermi e vessati. Al massimo siamo una "lobby", che non vuol dire né casta e né mafia, che agisce nella legalità e per la legalità, con la massima trasparenza e visibilità, i nostri nomi sono elencati in un Albo pubblico.
Scusate se sono stato prolisso, ma ho voluto contribuire alla "causa", facendovi parte delle mie idee, ricordandoVi i concetti dell'Arte nostra, sperando che possano essere utili, stimolando la riflessione.
Saluti a tutti, e grazie di cuore a Massimiliano, che incoraggio a continuare.
S. M. - Foro di Roma.